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“La cinese Byd contattata dal governo che vuole un secondo produttore auto in Italia”. Poi la smentita: “Abbiamo scelto l’Ungheria”

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Il governo italiano corteggia il gruppo cinese delle auto elettriche Byd nel tentativo di attrarre un secondo produttore di automobili oltre a Stellantis. Anzi no: la partita è già persa. Martedì Michael Shu, amministratore delegato di Byd Europe, in un’intervista a Bloomberg al Salone Internazionale dell’Automobile di Ginevra ha detto che ci sono stati “alcuni contatti per discuterne”, facendo montare le speculazioni visto che pochi giorni fa il ministro dell’Industria Adolfo Urso ha detto che l’arrivo di un secondo produttore è “un progetto su cui stiamo lavorando da mesi con colloqui significativi con partner stranieri”. Poco dopo però è arrivata la smentita: “Un contatto con il governo italiano c’è stato. Ma risale al periodo in cui Byd, avendo preso la decisione di aprire uno stabilimento in Europa, aveva preso in considerazione diversi paesi, fra cui appunto l’Italia. La decisione finale, sancita dal recente protocollo siglato con il governo di Budapest, è ricaduta sull’Ungheria. Dopo questa decisione quindi non c’è più stato alcun contatto con il governo italiano”, hanno fatto sapere fonti del marchio asiatico.

Nel pomeriggio Urso ha chiarito che ci sono “contatti con diverse case automobilistiche”. Byd, che nel 2023 ha superato Tesla come più grande produttore di veicoli elettrici al mondo, ha confermato a dicembre i piani per costruire una fabbrica nel Paese di Viktor Orban. Una decisione arrivata non a caso pochi mesi dopo che l’Ue ha annunciato un’indagine sui sussidi statali ai produttori cinesi di veicoli elettrici: aumentare la produzione in Europa potrebbe aiutare l’azienda a evitare ulteriori tariffe di importazione. La mossa ha sollevato la prospettiva di un ulteriore concorrente per le case automobilistiche nazionali europee, in particolare Volkswagen, Stellantis e Renault che servono il segmento competitivo del mercato di massa.

Il governo della premier Giorgia Meloni ha in programma di attrarre una nuova grande casa automobilistica in Italia dopo che il gruppo nato dalla fusione tra Fca e Psa ha segnalato che potrebbe spostare parte delle attività in Paesi a basso costo. I produttori continuano a chiedere maggiori aiuti pubblici per la transizione ai veicoli elettrici, i cui prezzi di vendita sono ancora molto più alti rispetto alle auto con motore a combustione. All’inizio di febbraio l’ad di Stellantis Carlos Tavares aveva detto chiaro e tondo allo Stato italiano che per evitare tagli e chiusure di stabilimenti avrebbe dovuto concedere corposi incentivi, cosa che è poi accaduta per la soddisfazione del manager.

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