Gli studenti fuorisede potranno esprimere il loro voto alle elezioni Europee dell’8 e 9 giugno 2024. L’emendamento di FdI al dl Elezioni ha avuto il via libera all’unanimità dalla Commissione Affari costituzionali del Senato. Ma restano fuori i lavoratori (o chi si trova fuorisede per motivi di salute): quindi chi lavora in una città diversa da quella della sua residenza non potrà votare nella città dove ha il domicilio. Gli studenti fuorisede, secondo le associazioni, sono almeno 600mila, mentre i lavoratori fuorisede sarebbero oltre 4 milioni. Un emendamento che, comunque, vale solo ed esclusivamente per la tornata elettorale di giugno e, tra l’altro, solo per le Elezioni europee. In contemporanea, infatti, l’8 e 9 giugno si terranno le elezioni amministrative in 3.702 Comuni (sui 7.896 complessivi italiani). Lo studente fuorisede residente in uno dei Comuni al voto dovrà quindi scegliere: o votare solo per le elezioni Europee nella città dove studia oppure, per votare anche il sindaco e il consiglio consiglio comunale, sarà costretto a rientrare nel suo Comune di residenza. Dei 3.702 Comuni al voto 6 sono capoluoghi di regione (Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza) e 23 di provincia.

Soluzione parziale e provvisoria – L’emendamento di Fratelli d’Italia, pertanto, è una soluzione parziale e provvisoria (o “sperimentale” come la definisce la maggioranza) e arriva dopo l’impantanamento del disegno di legge. Il testo di un ddl per regolamentare in via definitiva e organica il voto ai fuorisede era stato presentato da Pd, Avs e M5s. La maggioranza ha poi deciso di “svuotarlo” (come con lo stesso metodo del salario minimo) trasformandolo in una legge delega per affidare, entro 24 mesi, la regolamentazione della materia al governo. Delega che è stata approvata già alla Camera ma che si è poi impantanata in Senato, nella stessa Commissione che ha approvato oggi l’emendamento di Fdi. Tutto questo dopo la mobilitazione di molte associazioni e la mozione approvata (anche dalla destra) dalla Regione Lombardia per chiedere una legge nazionale in materia.

Le reazioni politiche – “Un primo risultato raggiunto, ma non basta”, evidenzia Mariastella Gelmini, senatrice e portavoce di Azione: “Escludere i lavoratori è sbagliato – aggiunge – e incalzeremo la maggioranza affinché rimedi a questo errore”. Dello stesso parere il Partito democratico: “Benché si tratti di una soluzione provvisoria e circoscritta ai soli studenti, abbiamo votato a favore dell’emendamento proposto dalla maggioranza”, afferma il senatore Andrea Giorgis, capogruppo del Pd nella Commissione Affari costituzionale: “In Aula – sottolinea – continueremo ad insistere affinché il diritto di voto venga garantito anche a coloro che per ragioni di cura o di lavoro non possono recarsi al seggio e venga disciplinato in maniera più strutturata e semplice. Questo primo e pur parziale risultato è stato raggiunto grazie anche e soprattutto alla nostra iniziativa politica e all’impegno e alla determinazione e all’impegno dei diversi comitati, a partire dal #votodovevivo”, sottolinea il senatore dem. Di “storico e importante risultato”, parlano invece il presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni, il presidente di Gioventù nazionale, Fabio Roscani e i senatori componenti di Fratelli d’Italia della Commissione.

The Good Lobby: “Piccola rivoluzione, ma è solo primo passo ” – Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby Italia, impegnata da anni a chiedere al Governo il diritto di voto ai fuorisede, definisce l’approvazione dell’emendamento “una piccola rivoluzione” ma “è solo un primo passo“. “Viene finalmente esteso un diritto, quello al voto, finora negato a tantissimi italiani, soprattutto giovani. Ed è stato riconosciuto l’impegno della società civile che da anni si batte per allargare la partecipazione elettorale”, spiega l’associazione che però chiede di continuare “a lavorare affinché non solo 600.000 studenti bensì gli oltre 4 milioni di lavoratori fuori sede abbiano il diritto di votare alle prossime elezioni direttamente dal luogo di domicilio, come avviene nel resto d’Europa”. “Affinché questa prima sperimentazione dia davvero i suoi frutti – spiega Anghelé – è necessario informare fin da subito e capillarmente tutti gli aventi diritto, in modo da permetter loro di registrarsi in tempo e approfittare di questo nuovo diritto”.

I due casi distinti di studenti fuorisede – L’emendamento riguarda pertanto solo “gli elettori fuorisede che per motivi di studio” che si trovano domiciliati in un Comune di una regione diversa da quella del Comune di residenza e per “un periodo di almeno tre mesi“. Sono anche previsti due casi distinti: il caso dello studente fuorisede che si trova in un comune diverso dal suo ma nella stessa circoscrizione elettorale (per esempio un ragazzo calabrese che studia a Napoli) o il caso del fuorisede che si trova in una città che ricade in un’altra circoscrizione elettorale. Nella prima situazione “gli elettori fuori sede possono votare nel comune di temporaneo domicilio“. Quando invece si trovano in un comune che appartiene a un’altra circoscrizione rispetto a quella di residenza potranno votare “nel Comune capoluogo della regione in cui è situato il comune di temporaneo domicilio”. Ad esempio lo studente siciliano che studia a Bergamo ha diritto di votare a Milano. In questo caso il voto verrebbe espresso “per le liste e i candidati della circoscrizione di appartenenza dell’elettore” presso delle “sezioni elettorali speciali“.

La domanda – Per potere accedere al voto fuorisede sarà necessario presentare “personalmente, tramite persona delegata o mediante l’utilizzo di strumenti telematici” una domanda al Comune di residenza. “La domanda – si legge nell’emendamento – è presentata almeno trentacinque giorni prima della data prevista per lo svolgimento della consultazione ed è revocabile, con le stesse forme previste dal primo periodo, entro il venticinquesimo giorno antecedente la medesima data”. Ora il testo del decreto dovrà essere approvato in aula dal Senato e dalla Camera, per poi diventare definitivamente legge. Intanto continua la discussione della legge delega al Governo che, se dovesse essere approvata, garantirebbe per i prossimi anni – dopo il decreto legislativo del governo – il voto a distanza a tutti, non solo agli studenti fuorisede.

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