“Adesso fanno tutti gli antiputiniani, ma ricordiamoci delle prime pagine dei giornali che oggi gridano giustamente al massacratore Putin quando veniva considerato da tutti il grande leader. La stessa Giorgia Meloni nel suo libro citava Putin come un esempio, anche se con toni meno trionfalistici di Salvini. È inutile girarci attorno, siamo davanti a ipocriti e sepolcri imbiancati. E questo va detto chiaramente“. Sono le parole di Peter Gomez, direttore de ilfattoquodiano.it e condirettore del Fatto Quotidiano, che, intervenendo a Tagadà (La7), si sofferma sulla difesa di Salvini nei confronti di Vladimir Putin circa il caso Navalny e sull’imbarazzo conseguente di Tajani e di Meloni.

Gomez aggiunge: “Non c’era bisogno dell’invasione russa dell’Ucraina per sapere che Putin era un autocrate che ammazzava gli avversari politici, che imprigionava i giornalisti, che inquinava la politica tramite la fabbrica dei troll di Prigozhin di cui Fq Millennium ha condotto la prima inchiesta europea nel 2017“.

Circa le lodi pronunciate sull’Italia e su Milano da Putin nel corso della quarta edizione di un forum a Mosca, Gomez osserva: “Secondo me Putin stava parlando alla Lega, perché c’è un non detto. In questo paese si continua a far finta che le vicende giudiziarie non contino”.
E menziona il procedimento sui presunti fondi russi alla Lega, archiviato su richiesta della Procura di Milano. Al centro dell’indagine c’era la presunta trattativa avvenuta il 18 ottobre 2018 all’hotel Metropol di Mosca tra il presidente dell’associazione Lombardia-Russia Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda, l’ex bancario Francesco Vannucci e tre presunti intermediari russi su una compravendita di gasolio per autotrazione.

“Nell’indagine – spiega Gomez – c’era una registrazione audio nella quale si trattava una fornitura di petrolio attraverso la quale si sarebbero tirati fuori dei soldi (65 milioni di dollari, ndr) per le casse della Lega e al contempo si sarebbero sostenute le politiche russe. L’archiviazione – continua – è avvenuta per un’assenza di prove, perché “la indipendente” magistratura russa non ha risposto alla rogatoria con la quale la Procura di Milano intendeva identificare i 3 soggetti russi che avrebbero partecipato alle trattative per la fornitura di gasolio. Questo, secondo me, è il punto chiave”.

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