Moda e Stile

Milano Fashion Week, al Museo della Scienza e della Tecnica sfila l’”altra moda” e si trasforma in un hub di creatività. Le influencer? Chi le conosce

E’ il trionfo del Made in Italy, nel senso di brand che non hanno (ancora) venduto l’anima a capitali stranieri

di Januaria Piromallo

Location la sala delle colonne del Museo della Scienza e della Tecnica all’ombra delle stupefacenti macchine con le ali inventate da Leonardo prende il volo il “Fuori Sistema Camera della Moda”. Presente come durante la Design Week ha preso piede il Fuori Salone, nel mondo della moda sta avvenendo lo stesso fenomeno. E’ il trionfo del Made in Italy, nel senso di brand che non hanno (ancora) venduto l’anima a capitali stranieri. Effetto boomerang del tonfo d’immagine di Chiara Ferragni, influencer se ne sono viste poco. Piuttosto, dicasi influencer (al netto di qualche nome noto) scrocconi che si fanno vestire gratis in cambio di qualche sorriso stampato sui social.

Si comincia alla grande con la moda di Martino Midali, ageless, timeless, “democratica”, rivolta a tutte le donne e infatti a sfilare sono anche silhouette normali, note al fashion business come Gisella Borioli, la fondatrice di Superstudio. La magliera total look di Martino è over size avvolgente in lana cotta. A deliziare il parterre le “dolcezze” del maitre patissier Enrico Rizzi con la sua “sinfonia rosè”, fatta di rose e lamponi. Un connubio perfetto con la palette di colori di Martino, carta da zucchero, rosso ciliegia e panna

Se lo porta scritto nel dna del brand “Cult” e lo è diventato davvero tra gli influencer (anche se la parola è venuta a noia). La moda te la senti addosso insieme al vezzo di cucire il dolce vita ton sur ton sul corsetto del vestito rock o neo/romantico fa tendenza. Altra certezza è Fracomina che ha fatto la storia del made in Italy e un solo obiettivo preservare la sapiente manifattura italiana. Fracomina, che sono anche eccellenza del made in Naples, spazia dallo chic/informale al lusso easywear, dal taglio maschile per completi giacca e pantalone a abiti a guepière.

Sfila Alabama Muse, all’ora del tè nella storica pasticceria Cucchi. E’ il brand di pellicce, cappe, trench, cappelli e accessori tutto animal friendly. Nato da un’intuizione di Alice Gentilucci, che fa sfilare la Jane Birkin del terzo millennio in tailleur simil Chanel con mini a portafoglio in soffice marmotta rosa. Il nome della collezione si ispira a lei: She is so Lovely. Ma la collezione strizza l’occhio anche al genderless. Bollicine e squisiti minichesecake e macaron, tutto declinato in azzurro (ma non è un omaggio al Napoli) per il filo di cucitura a vista della griffe Vitalis Barberis Canonico. Appartiene alla stessa famiglia di Biella dal 1663, quasi 4 secoli di alta tradizione per produrre i miglior tessuti di lane pregiate. Si respira aria molto british, sembra di essere nella londinese Jermyn street, tempio della moda maschile.

Cusco è la griffe di Barcellona che piace moltissimo alle giovanissime, molto laminato, molto stroboscopicamente scintillante, si va in discoteca o sul pianeta immaginario di Dune, il Kolossal americano, la risposta a Guerre Stellari. Il punto di forza del brand sono le bellissime stampe su tee shirt e su abiti longuette fascianti e pop.
Bikini e cachemire, sandalo e pellicce, è il manifesto di “Beach e Cachemire Monaco” che si declina con la destagionalizazione Il pregiato filato più amato di sempre da indossare anche sul costume da bagno per andare allo chicchissime Beach Club di Montecarlo.

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