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Il principe William: “Troppi morti a Gaza, serve una tregua”. La sua presa di posizione scatena il dibattito politico: “Non saggio”

William ha conquistato le prime pagine dei giornali all’indomani del comunicato stampa rilasciato martedì 20 febbraio dopo mezzogiorno, ora locale

di Antonella Zangaro

Il piglio è stato umanitario, ma l’effetto politico delle parole dell’erede al trono d’Inghilterra sul conflitto a Gaza è stato dirompente. William ha conquistato le prime pagine dei giornali all’indomani del comunicato stampa rilasciato martedì 20 febbraio dopo mezzogiorno, ora locale. “Troppi sono stati uccisi”, ha scritto a chiare lettere Kensington Palace, anche se oggi al Times i soliti bene informati hanno detto che le parole contenute nella dichiarazione erano state scelte e vergate dalla stesso principe che ha aggiunto: “Io, come tantissimi altri, voglio vedere la fine del conflitto il prima possibile”. La giornata dell’erede al trono era iniziata con una visita alla Croce Rossa ed un collegamento video con i volontari attivi proprio nel cuore della guerra; un luogo simbolico che William ha scelto per dare più forza alla sua dichiarazione. “E’ necessario che gli aiuti arrivino e che gli ostaggi siano rilasciati. Troppi sono morti, serve una tregua”.

Il comunicato, prima di finire sui tavoli della redazioni di tutti i quotidiani, è stato sottoposto al ministero degli Esteri e poi approvato anche da Downing Street, che non avrebbe suggerito alcuna modifica. Non è dato sapere con certezza se anche re Carlo abbia potuto dire la sua sulla scelta del figlio che, restando comunque in linea con il suo stile molto presente sui temi mondiali, ha sicuramente rotto con la tradizione di totale neutralità che ha caratterizzato i 70 anni di regno di Elisabetta II. La regina mai avrebbe preso parola su un argomento politico e altamente divisivo come questo della guerra israelo-palestinese, mentre Carlo lo aveva già fatto ed il suo erede ora, lancia in resta, ha dato la sferzata finale.

Nel 2020 il re, allora principe del Galles, andò in visita nella regione mediorientale e in un gesto di unità, a Betlemme passeggiò con leader cristiani e musulmani per incoraggiare al dialogo interreligioso, lui, da capo della chiesa anglicana. Più recentemente, il 7 ottobre, allo scoppiare del conflitto con il drammatico attentato a sud di Israele, il re contattò telefonicamente sia il presidente israeliano Isaac Herzog che il re Abd Hllah di Giordania, condannando duramente “i barbarici atti di terrorismo”, seguito poi dai principi del Galles, William e Kate che si dissero “angosciati dagli orrori inflitti”. Nel 2018 William era stato il primo membro della famiglia reale a visitare i territori occupati del West Bank, recandosi in un campo profughi palestinese e parlando apertamente del suo desiderio di vedere “una pace duratura” e ricordando a quelle persone che “non sarebbero state dimenticate”.

Kate, da bambina ha vissuto con la sua famiglia in Giordania quando il padre, all’epoca steward per la compagnia aerea British Airways, fu mandato di stanza ad Amman dove lei imparò l’arabo. Il principe William, nel prossimi giorni, come ha ricordato anche il The Times of Israel, andrà in visita in una sinagoga per incontrare dei giovani che sono stati vittime di fenomeni di antisemitismo e sollevare anche questo tema.

Il futuro re si è esposto, ha esposto la corona tirandola fuori dalla sua posizione di neutralità che le ha garantito la sopravvivenza fino ad oggi; pare ormai chiaro che il suo obiettivo sia quello di definirsi sfruttando la sua posizione di vantaggio e di influenza globalmente riconosciuta per uscire dai margini del gossip sulle faide familiari e assurgere ad un ruolo di rango nel dibattito, anche politico, mondiale. Le sue parole ieri sono arrivate a ridosso della dichiarazione del leader dei laburisti Starmer che, dopo aver gestito i forti conflitti interni al suo partito, ha chiamato al cessate il fuoco. La tempistica ha gettato la monarchia nel dibattito politico e dal parlamento qualche critica all’intervento di Kensington Palace, giudicato “non saggio”, è arrivata, soprattutto dall’ala destra della House of Commons. Ma se si mette bocca su questioni delicate e divisive come questa e lo si fa sorprendendo tutti, ci si espone a rischi, la questione che rimane da vedere è se William ed il suo staff questi rischi hanno saputo calcolarli accuratamente.

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