di Riccardo Bellardini

Il buon vecchio Joe è sempre lì, in sella al mondo, fantino sgangherato, quel suo cavallo barcolla, quasi cade, ma si riassesta subito, e col suo passo incerto continua a trottare. Si è persino spinto a dire che quella di Israele all’attacco di Hamas del 7 ottobre è stata una reazione esagerata. Un piccolo passo per i comuni mortali, un grandioso passo per gli americani, che a mano a mano, sottilmente, cercano di dissociarsi dalla mattanza di Gaza, sempre attenti però a non condannare fermamente, non sia mai.

Biden era con noi in quel momento, forse per un attimo era riuscito, destreggiandosi con forza sovrumana, ad emergere dalle sabbie mobili di quell’universo parallelo in cui era caduto, in un attimo di barcollamento, stavolta più ingestibile degli altri. Dentro quel buco nero pieno di stralunate immagini in cui s’è spesso cacciato, ha visto cose che noi umani non possiamo immaginare. Tipo quella strana creatura mitologica, un presidente francese double face, un Macron condito da sprazzi di Mitterrand, e poi gli sprazzi hanno preso pian piano il sopravvento, era proprio Mitterrand ritornato in vita! E pure cancelliere tedesco, doppia carica interstatale, chapeau! Una volta aveva rivisto pure la mitica Lady di ferro, Margaret Thatcher, travestita da Theresa May. Pensava di farla franca, ma Joe l’astuto ha capito l’inganno.

In quel mondo in cui spesso si ritrova a vagare, tutto è possibile. Lo avvolge spesso, quella realtà parallela. Una volta lo ha abbracciato mentre saliva la scaletta dell’Air Force One, facendolo inciampare e cadere con maestosa goffaggine. In un’altra occasione lo ha folgorato durante la lettura di un discorso. Talmente la trance lo inebriava che ha letto pure il “fine citazione, ripetere frase”, che campeggiava sul gobbo, con eloquio fiero. Qualcuno ha ipotizzato che abbia problemi di memoria, ma io non credo. È solo un presidente americano con slanci fantasiosi in preda ad improvvise mirabolanti estasi mistiche.

Speriamo che la nebbia sognante non si impossessi di lui nella stanza dei bottoni nucleari, potrebbe mandare in fumo il mondo pensando di accendere la luce. Il viaggio più recente lo ha compiuto dopo aver risposto irritato ai detrattori che lo avevano bollato come anziano smemorato. Si è rituffato subito nell’oasi mentale, come se fosse un viatico per sfuggire al tempestoso mondo reale. Ha visto un’altra creatura dall’aspetto sublime: un Al-Sisi tramutato in presidente messicano, al culmine di una traversata oceanica dalle lande africane al Centro America. Joe guida il mondo, a metà tra vita vera e bolla onirica. Lo conduce verso l’inquieto futuro a suon di voli immaginifici.

Che presidente ragazzi. La guerra finale? Con lui è già vinta!

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