La notizia che Israele mi abbia negato l’accesso ai territori palestinesi occupati è una non notizia, perché sono 16 anni che il governo israeliano non permette a tutti i relatori speciali dell’Onu di visitare quei territori, impedendoci quindi di fare il nostro lavoro”. Sono le parole pronunciate a Coffee break, su La7, da Francesca Albanese, Special Rapporteur dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, a proposito del divieto ufficializzato ieri dai ministri degli Esteri e dell’Interno israeliani, Israel Katz e Moshe Arbel, all’ingresso della funzionaria in Israele e a Gaza.

Albanese ribadisce la sua condanna nei confronti di Hamas: “Non c’è niente che giustifichi i crimini che sono stati commessi il 7 ottobre contro i civili israeliani, crimini che ho condannato fin dal primo momento fermamente e senza equivoci. Tuttavia, la causa non è l’antisemitismo, vale a dire l’odio per gli ebrei, ma al limite si può parlare di odio nei confronti del regime di oppressione che Israele impone da 56 anni nei territori palestinesi occupati. E non dico niente di nuovo, perché lo ha detto già il segretario generale dell’Onu Guterres, attirandosi le stesse critiche”.

Poi commenta le parole dell’ambasciatrice americana allo Human Rights Council, Michèle Taylor, che da mesi taccia Albanese di antisemitismo: “L’attacco nei miei confronti che viene da Israele e dagli Stati Uniti non è né singolare, né isolato, nel senso che in questo momento c’è una vera e propria battaglia nei miei confronti e nei riguardi dell’Onu, del suo segretario generale e dell’Unrwa. Non è una novità”.

E spiega: “Purtroppo si confonde lo scrutinio delle pratiche di Israele con l’antisemitismo, che resta una piaga e un dramma delle nostre società, così come tutte le forme di razzismo. Ma non va assolutamente confuso con il legittimo scrutinio delle pratiche del governo israeliano. Ormai anche gli Usa hanno accettato questa accezione dell’antisemitismo come critica nei confronti dello Stato di Israele. E questo è molto rischioso perché mette in pericolo anche le comunità ebraiche nel mondo, perché le si associano di default alle scelte di Israele, che in questo momento sta commettendo crimini atroci“.

Albanese conclude sottolineando: “Israele ha ammazzato 30mila persone, il 70% delle quali è costituito da donne e bambini. È una situazione gravissima e di questo bisogna parlare, perché si sta cercando di distogliere l’attenzione dagli eccidi che hanno luogo in questo momento a Gaza”.

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