Speciale Festival di Sanremo 2024

Sanremo 2024, Cucciolo e Milos di Mare Fuori: “Abbandoniamo gli stereotipi, una coppia non si fonda sull’attribuire ruoli” – VIDEO

Il monologo degli attori di Mare Fuori sul palco del Teatro Ariston: le parole dell'amore

di Paolo Aruffo

Durante la puntata del Festival di Sanremo andata in onda ieri 7 febbraio, tra gli ospiti anche il cast di Mare Fuori. “Il Festival non è solo gara ma soprattutto l’occasione per ascoltare cosa hanno da raccontarci le artiste e gli artisti che hanno scelto di usare la musica per parlare di quotidianità. Una quotidianità troppo funestata da una parola aberrante che è femminicidio. Noi stasera daremo un piccolo contributo al cambiamento, perché cambiare si può e si deve. Anche attraverso le parole”, ha esordito Amadeus per introdurre gli attori. Poi il conduttore ha aggiunto: “Abbiamo chiesto a Matteo Bussola, scrittore di successo che spesso ha affrontato il tema delle relazioni, di aiutarci a scrivere un glossario delle nuove parole dell’amore perché i sentimenti si possono educare e accudire. Nuove parole dell’amore portate su questo palco dalle nuove generazioni di Mare Fuori”.

Gli attori sono entrati sul palco. “Ascolta, è la prima parola. Una donna che ti parla si fida di te, non trattarla mai con sufficienza o con fastidio. Neanche quando ti sembra che si stia lamentando di qualcosa, perché c’è differenza tra lamentarsi di te e lamentarsi con te”, inizia Giovanna Sannino (Carmela). Poi Matteo Paolillo (Edoardo): “Accogli è la seconda. Nessuno si merita la violenza di dover aderire ad aspettative altrui, di essere considerato troppo o troppo poco. Non ancora o non più. Facciamo invece sentire sempre chi amiamo accolto, esattamente per quello che è perché tutti noi abbiamo il diritto di essere amati ‘proprio perché'”. “Accetta, è la terza. Non sempre l’amore dura e dopo un percorso condiviso può succedere di dover spezzare un cuore, pur di non spezzare noi stessi. Perché siamo al mondo per fiorire e non appassire all’ombra di rapporti in cui non ci riconosciamo più. Ecco perché amare a volte può voler dire accettare che le persone siano felici anche senza di te”, ha detto Yeva Sai (Alina). Quindi Domenico Cuomo (Cosimo) ha continuato: “Impara è la quarta. L’amore è un lavoro e impararlo è forse la cosa più importante per la quale siamo qui. Ci riusciremo solo con un’applicazione quotidiana, tu insegni le tue parole e lei insegna le tue, fino a quando non inventerete le vostre”. In seguito ha preso la parola Antonio D’Aquino (Milos), dicendo: “Verità è la quinta. Abbandoniamo gli stereotipi del vero uomo e della vera donna, per ambire a essere uomini veri e donne vere. Gli uomini veri e le donne vere vivono e amano nel mondo, accolgono le proprie diversità e quelle degli altri come risorse, sapendo che sono proprio quelle a renderli liberi”.

Quindi Francesco Panarella (Cucciolo): “Accanto è la sesta. Una coppia non si fonda sull’attribuire ruoli ma sul condividerli, non sul tracciare confini ma sullo starsi accanto. A volte perfino sull’attendersi, accettando anche momenti di silenzio in cui ti pare non stia succedendo niente. Ma quell’attesa è solo ciò che prepara il tuo meglio e quel silenzio è solo ciò che testimonia il tuo amore”. Maria Esposito (Rosa) ha detto: “No è la settima. È una parola dura ma che dobbiamo riuscire a pronunciare, e che gli altri devono essere pronti a ricevere. ‘No’ è la parola che stabilisce il perimetro della nostra volontà, e rende chiaro che l’amore non deve c’entrare mai con il possesso. Per questo a volte ‘no’ è la più alta dichiarazione d’amore che si possa fare”. Infine Massimiliano Caiazzo (Carmine) ha concluso: “Insieme è l’ottava. Una parola che può sembrare fuori moda soprattutto oggi in cui uomini e donne si vivono come avversari. Per questo che questa parola è la più preziosa, quella su cui investire per il futuro. Ciò che conta è che ricominciamo a guardare gli uni negli occhi degli altri. Quello che sceglieremo di vedere dipenderà solo da noi”. Per terminare hanno intonato la nota colonna sonora ‘Ce sta ‘o Mar For’.

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