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Emanuela Orlandi, la foto in esclusiva della collanina che indossava la ragazza il giorno della scomparsa: l’ha data a Pietro l’uomo che ha avuto contatti con lei

A Pietro Orlandi quest’uomo ha anche confessato di aver vissuto per anni nell’appartamento di fianco a quello in cui era segregata Emanuela Orlandi

di Alessandra De Vita

Due foto che messe una di fianco all’altra compongono un quadro tanto sconvolgente quanto inquietante. Nella prima, si vede una mano, quasi certamente quella di un uomo, su cui scivola una collanina in corda di quelle che le ragazze negli anni ‘90 intrecciavano per poi mettersele strette al collo. Nella seconda foto c’è lei, Emanuela Orlandi, con addosso questa stessa collanina, pochi giorni prima che la sua vita venisse risucchiata nel buio in cui è confinata da 40 anni. Era giallorossa, l’aveva fatta per festeggiare lo scudetto della sua squadra del cuore, la Roma, vinto nella stessa estate in cui il suo destino si è interrotto, quella del 1983.

Perché pubblichiamo queste foto? Ce le ha consegnate Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela ,che ha ricevuto quella che ritrae la collanina tra le mani di qualcuno, da un uomo che gli ha confessato dopo numerose richieste da parte sua – quindi non uno dei tanti depistatori megalomani in cerca di visibilità – di aver avuto contatti con la cittadina vaticana scomparsa, o meglio, rapita il 22 giugno del 1983 lungo il tragitto di pochi chilometri che separa la sua casa all’interno del Vaticano dalla scuola di musica nella Basilica di Sant’Apollinare. Chi è quest’uomo e perché aveva questa foto? Secondo quanto dichiarato da Pietro Orlandi nel corso della scorsa puntata del programma “Verissimo” costui (all’epoca un ragazzino) era vicino al gruppo terroristico di estrema destra dei Nar alla fine degli anni ‘70 e all’inizio degli ’80 avrebbe iniziato ad avere contatti anche con la Banda Nella Magliana e con il cardinale Ugo Poletti, anche lui, secondo questa persona, vicino al gruppo di criminali.

A Pietro ha dichiarato che fu coinvolto quella stessa sera, nel rapimento della ragazza per portarla altrove e non ai soliti festini a cui le ragazzine presumibilmente rapite erano destinate. Per Emanuela “c’era in preparazione qualcosa di più grande”. Le sue parole dette a Pietro sono state: “Mi hanno chiamato come al solito per andare all’appuntamento per prendere una ragazzina come gli altri mesi e consegnarla a delle persone, questa volta era il 22 giugno, c’era anche stavolta una ragazzina ma a differenza delle altre volte in seguito è stata portata da un’altra parte. Noi (io e un altro) siamo stati mandati a fare una telefonata alla sala stampa vaticana, cercavamo Casaroli, non c’era e secondo indicazioni abbiamo riferito che avevamo Emanuela Orlandi. Poi sono stato richiamato a luglio per andare a Londra, quello che è avvenuto nel frattempo non lo so, posso immaginare alcune cose ma io ti racconto solo quelle cose che conosco perché c’ero”.

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