Se il matrimonio Hamilton-Ferrari è stato indiscutibilmente un colpo di genio sotto il profilo del marketing, per i risultati sportivi sarà necessario attendere più di un anno prima di esprimere qualsiasi giudizio. Indirettamente però l’arrivo di Hammer a Maranello potrebbe avere risvolti positivi per l’astro nascente dell’automobilismo italiano, Andrea Kimi Antonelli, considerato all’unanimità dagli addetti ai lavori il pilota di maggior talento prodotto dal nostro paese da anni a questa parte. La Ferrari in questo caso non c’entra niente, anzi, proprio l’ingaggio di Hamilton mostra chiaramente come la politica della Rossa viaggi in direzione opposta alla promozione e alla valorizzazione dei talenti coltivati in casa propria (e in questo discorso rientra anche Charles Leclerc, il cui arrivo di Hamilton finisce con il derubricarlo da predestinato a secondo pilota).

Antonelli però non ha nulla a che vedere con la Ferrari, essendo passato nel 2019 sotto l’ala della Mercedes e di Toto Wolff entrando nella Rosberg Racing Academy dopo un’annata nel team Kart Republic di Dino Chiesa, mentore di Lewis Hamilton e Nico Rosberg ai tempi dei kart. Ma proprio la partenza del campione inglese, unita ai progressi vertiginosi mostrati dal 17enne bolognese nelle ultima stagioni, potrebbe avere ridotto l’imbuto che da tempo rende arduo il salto dalla F2 alla F1. Basti pensare che nessuno degli ultimi tre campioni della categoria è riuscito a trovare subito un sedile su una monoposto di Formula 1: Oscar Piastri è stato fermo un anno, bloccato in parte anche dal contenzioso tra Alpine e McLaren; Felipe Drugovich è diventato terzo pilota della Aston Martin senza ancora debuttare e identico destino è toccato a Theo Pourchaire il quale, nonostante appartenesse a team dove i due piloti titolari, Valtteri Bottas e Guanyu Zhou, non era certi reduci da un’annata entusiasmante, ha dovuto accontentarsi di fare la riserva nell’ex Alfa Romeo, oggi ribattezzata Stake.

Antonelli è atteso al debutto in F2 dopo aver vinto quasi tutto ciò che poteva: due campionati europei di kart (categoria OK, 2020 e 2021), Formula 4 ADAC e Formula 4 italiana (2022), Formula Regional Middle East e Formula Regional European (2023). In quest’ultimo campionato ha impressionato in maniera particolare conquistando il titolo a Zandvoort con una gara di anticipo, al termine di una corsa sotto la pioggia battente nella quale, per ragioni di classifica, avrebbe potuto limitarsi a gestire il vantaggio accumulato sul rivale Martinius Stenshorne, e che invece lo ha visto risalire dalla nona alla prima posizione rifilando 12” al secondo, viaggiando oltre un secondo al giro più veloce di tutti i rivali. Una dimostrazione di forza e velocità che, specialmente sul bagnato, ha confermato tutte le qualità del pilota. Antonelli ha quindi scelto di saltare una categoria, la F3, per approdare in F2, sempre con il team Prema. Un azzardo comunque calcolato, visto che la stagione 2024 presenta una serie di novità tecniche, dal fondo all’alettone fino alle ali anteriori – tutte predisposte per rendere le monoposto più simili a quelle della categoria superiore – che dovrebbero mischiare le carte e ridistribuire i valori, diminuendo il gap tra debuttanti e piloti già conoscitori della categoria.

Può sembrare strano, o quanto meno prematuro, parlare di F1 per un pilota che non ha ancora corso un gran premio di F2, ma Antonelli ha tutti i presupposti per ripetere una parabola ascendente come quella di Piastri, che prima di approdare in McLaren ha vinto in qualunque categoria dove ha gareggiato. Il parere degli esperti è unanime. Secondo Luca Baldisserri, ex ingegnere di pista Ferrari, “la cosa di Kimi che mi ha impressionato più di tante altre è la capacità di portare al limite il mezzo, indipendentemente dell’esperienza che ha su quel mezzo stesso. E poi è rappresentato dal padre, che è un uomo di motorsport, anche lui pilota. Un grande vantaggio, perché se ci pensate bene uno che ha avuto un papà del genere è stato Max Verstappen”. Per il già citato Dino Chiesa, Antonelli “negli anni ha dato prova di migliorarsi sempre di più, diventando adulto. Se gli va male qualcosa, sa trarne insegnamento per migliorarsi. Un ottimo kartista non dico che potrebbe passare direttamente in Formula Uno, ma concettualmente non ci va lontano”. Infine Ivan Capelli: “Con gli strumenti che ci sono oggi, tra simulatori e analisi della telemetria, tutti riescono a capire cosa bisogna fare. La chiave di successo di un pilota moderno risiede nella capacità di trovare il limite. Antonelli, pur giovane e con poca esperienza, la possiede”.

La situazione post-Hamilton in Mercedes appare oggi fluida e poco definita. Da un lato c’è un Carlos Sainz sempre più vicino all’Audi, dall’altro un George Russell uscito dall’ultima stagione con le ossa rotte dal confronto con Hamilton e ancora alla ricerca dell’ultimo step per diventare un pilota top. Difficile però farlo con una monoposto buona ma che, salvo sorprese, non potrà lottare per il titolo almeno fino al 2026, quando il cambio di regolamento potrebbe mutare i rapporti di forza tra i team. Il 2025 potrebbe quindi rappresentare un’occasione pressoché unica per un approccio meno duro del previsto in F1, in una grande scuderia ma con una pressione relativa dovuta alle aspettative “ridotte”. Tutti discorsi ipotetici, ma in Italia – per chi non vede solo la Ferrari – la fame di un grande pilota in F1 è tanta. Grande nel senso di competitivo, non solo talentuoso, perché né a Vitantonio Liuzzi né ad Antonio Giovinazzi, gli ultimi due caschi con bandiera tricolore nel Circus, mancavano certo le qualità. Il sesto posto di Liuzzi in Corea del Sud nel 2010 su Force India e il quinto di Giovinazzi in Brasile nel 2019 su Alfa Romeo sono i migliori piazzamenti raccolti da italiani negli ultimi 13 anni. Per risalire a una vittoria bisogna spingersi fino al 19 marzo 2006, con Giancarlo Fisichella su Renault primo a Sepang. Del pilota romano anche l’ultima pole position, su Ferrari a Spa nel 2009. Tanti, troppi anni fa.

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