È scontro nel mondo del personale Ata amministrativo, tecnico e ausiliario del pianeta scuola. Da alcuni giorni il futuro di migliaia di impiegati, collaboratori e quelli che un tempo chiamavamo bidelli, è appeso ad un emendamento della maggioranza che indicherebbe al ministero dell’Istruzione e del Merito di far slittare al prossimo anno il bando per l’aggiornamento delle graduatorie di terza fascia, necessarie per inserirsi a tempo indeterminato o per trasferirsi in un’altra sede. L’accordo di tutti i gruppi parlamentari di maggioranza sembra essere già raggiunto ma a essere contrari a questa decisione sono tutte le organizzazioni sindacali e un vasto gruppo di docenti che ha costituto il comitato per il “No”. A sostenere la Destra, invece, è il comitato per il “Sì” composto da alcune centinaia di lavoratori, assunti in tempo di Covid che hanno chiesto maggiore tempo per poter acquisire le certificazioni di alfabetizzazione, requisito necessario per aggiornare le posizioni.

Tanti i punti che dividono la categoria. Da una parte il personale Ata che attendeva con ansia l’aggiornamento previsto quest’anno per cambiare provincia e riavvicinarsi alla famiglia: “L’onorevole leghista Rossano Sasso ha ammesso nei suoi post di voler favorire con lo slittamento l’organico ex Covid. Nella pubblica amministrazione non sono stati mai rimandati bandi per permettere agli aspiranti di prendere i titoli necessari: alla scadenza del bando li hai o no. Dalla proposta di contratto firmata dai sindacati stessi a luglio 2023, si è a conoscenza della necessità del possesso della certificazione internazionale di alfabetizzazione digitale”. Il comitato per il “no” allo slittamento ha in tasca anche una soluzione: permettere a tutti di iscriversi con riserva con l’obbligo di acquisire la certificazione entro il primo maggio 2025, a prescindere dal servizio prestato o posticipare di qualche mese (entro luglio 2024) l’iscrizione in graduatoria in modo da avere una finestra temporale più ampia senza slittare di un anno e permettendo a chiunque di iniziare il nuovo anno scolastico dove meglio crede.

Dall’altra parte, il personale che è stato assunto in tempo di Covid lamenta la confusione che regna sui requisiti richiesti: “A causa dei tagli sui posti della scuola dello scorso anno, molti di noi, soprattutto nelle province a lento scorrimento della graduatoria, si sono visti lasciati a casa, senza stipendio e senza considerazione e molte famiglie hanno dovuto rivedere la loro quotidianità ritornando nel baratro dell’incertezza e del totale abbandono. Oggi noi ex Covid ci troviamo accusati di voler approfittare e di voler stravolgere le normali modalità di aggiornamento; stiamo solo chiedendo di essere tutelati”. Ed in merito alle certificazioni aggiungono: “A tutt’oggi non risultano chiare e certe in nessuna nota ministeriale quali siano accettate e quale ente sia valido per l’accreditamento”.

Una situazione critica sulla quale il segretario nazionale della Uil Scuola non ha alcun dubbio: “Coerentemente con quanto dichiarato nelle scorse settimane in cui annunciavamo la nostra contrarietà in merito ad un probabile slittamento del bando, la nostra linea politica resta sempre la stessa. Questa scelta della maggioranza è lesiva dei diritti di migliaia di persone che legittimamente attendono di poter aggiornare e/o inserirsi in queste graduatorie. Se invece la proposta di slittamento (emendamento Sasso) è stata fatta per permettere a tutto il personale assunto sull’organico ex Covid di maturare il servizio utile per inserirsi nelle graduatorie, non c’è giustificazione e ragione. Questo modo di operare creerebbe solo incertezze procedurali, disparità di trattamento e alimenterebbe false speranze per il futuro di queste persone che per gli stessi motivi nei prossimi anni, potranno trovarsi nella stessa situazione tanto da chiederne un rinvio. Interventi che accontentano questa o quella parte, non fanno altro che alimentare divisioni e contrapposizioni tra il personale”.

Decisamente perplessa anche la posizione della segretaria nazionale della Flc Cgil, Gianna Fracassi: “La nostra organizzazione non è promotrice e sostenitrice dello slittamento delle graduatorie. Riteniamo che le regole vadano rispettate ma che non debbano essere penalizzanti per alcun soggetto interessato dalla loro applicazione. L’eventuale slittamento non rientra tra le materie contrattuali e dunque, non possiamo far pesare le posizioni del sindacato possiamo solo chiedere di essere informati. Bisogna trovare un modo per rispettare i diritti di tutti”.

Le prossime ore saranno decisive perché il ministro Giuseppe Valditara dovrà prendere una decisione rischiando di scontentare una delle due parti in causa. “Le regole ed i tempi di emanazione dei bandi per l’aggiornamento delle graduatorie – spiega la segretaria nazionale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci – sono una prerogativa di viale Trastevere. Il nuovo contratto prevede che per inserirsi ex novo nelle graduatorie Ata vi sia l’acquisizione di una certificazione informatica ottenibile attraverso un percorso formativo valido con esame finale; serve un margine di tempo perché gli enti certificatori autorizzati si organizzino. Sono legittime le aspettative di chi aspira a trasferire la propria domanda e ad aggiornare il punteggio ma purtroppo l’introduzione di nuovi titoli comporta una nuova definizione dei tempi anche per evitare problemi di valutazione di nuove certificazioni”.

Di parere diverso dalla Barbacci, il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico: “Siamo contrari al rinvio perché le nuove norme contrattuali entrano in vigore fra qualche mese; comunque per attivare i nuovi profili professionali ci vorranno degli anni per la programmazione dei nuovi organici relativi agli assistenti alla persona e ai funzionari tecnici”. Mentre a proporre soluzioni è D’Aprile che suggerisce la possibilità di inclusione nelle graduatorie anche per i “neo inserimenti” che, al momento, sono privi della certificazione (da conseguire entro un anno dall’iscrizione nelle graduatorie). “Questa modalità – sottolinea il numero uno della Uil – è prevista dal contratto 2019-2021 solo per il personale già inserito in graduatoria. Si tratterebbe di estendere questo principio a tutti gli aspiranti evitando anche ulteriori ed intollerabili disparità di trattamento. Esiste il legittimo diritto di graduatoria che deve essere rinnovata ogni tre anni”.

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