L’effetto del “Decreto Caivano” che introduce il carcere per quei genitori che non mandano i figli a scuola ancora non si fa sentire. Anzi, in Campania è allarme dispersione scolastica: nello scorso anno giudiziario (dal primo luglio 2022 al 30 giugno 2023) 228 genitori sono stati denunciati per non aver mandato in aula i loro figli. Il dato emerge dall’annuale relazione, presentata nei giorni scorsi, della Corte d’Appello di Napoli che raccoglie tutto il lavoro delle forze dell’ordine sul territorio. Carabinieri e Polizia hanno eseguito più di trecento blitz negli istituti della regione accertando la mancata frequenza obbligatoria e l’assenza ingiustificata in 324 casi.

Un campanello d’allarme suonato dal presidente della Corte, Eugenio Forgillo, che contattato da ilfattoquotidiano.it spiega: “Siamo di fronte ad una costante evasione dalla scuola da parte di soggetti che vivono in un clima di subcultura, dove ci sono ragazzini che servono alla criminalità organizzata come spacciatori di stupefacenti e dall’altra parte di genitori che non si rendono nemmeno conto di compiere un reato perché vivono in condizioni di povertà assoluta sia dal punto di vista economico che culturale”. In Sicilia e in Campania – se si osservano le ultime percentuali pubblicate dalla Fondazione “Con i bambini” – oltre il 15% dei giovani ha lasciato la scuola prima del tempo: un primato negativo che porta le due regioni a scalare la classifica dell’abbandono dei banchi.

“Non credo che il Decreto Caivano – spiega il presidente della Corte d’Appello – possa essere una soluzione perché per questa frangia di popolazione il concetto di pena non viene visto come lo percepisce la maggioranza, per loro spesso è un male inevitabile. Molti, magari, non sanno nemmeno leggere, nemmeno sapranno mai dell’esistenza di questo provvedimento. Ciò che è necessario, invece, è un’opera di persuasione fatta strada per strada, un cambiamento culturale che porti a comprendere che oggi non vale più la pena non andare a scuola perché ci si brucia, si ipoteca il futuro, si è condannati ad una marginalizzazione. Non è più come in passato quando la mancanza di un diploma non era ostativo”.

In Campania la lotta delle forze dell’ordine e delle istituzioni non basta. Lo scorso anno, solo da parte dei Carabinieri, al fine di arginare il fenomeno dell’abbandono degli studi erano stati eseguiti controlli in 707 istituti accertando la mancata frequenza obbligatoria e l’assenza ingiustificata in 42 casi che hanno portato al deferimento di 54 persone esercenti la potestà genitoriale. Gli ultimi report nazionali d’altro canto continuano ad essere preoccupanti: in Italia la dispersione scolastica registra una delle incidenze più elevate d’Europa (11,5% a detta di “Save the Children” su base dati Invalsi 2023) dopo la Romania (15,3%) e la Spagna (13,3%). Nonostante i progressi registrati, siamo ancora lontani dall’obiettivo del 9% entro il 2030 stabilito dalla Ue.

E se in Campania il fenomeno colpisce ancora i bambini autoctoni, nel resto del Paese spesso sono i migranti a finire nei dispersi: “Molti studenti – sottolineano i ricercatori di “Save The Children” – con background migratorio, pur nascendo o crescendo in Italia, hanno meno opportunità rispetto ai loro compagni di scuola, a partire dall’inserimento alla scuola dell’infanzia, al ritardo scolastico dovuto alla collocazione in classi inferiori a quelle corrispondenti all’età anagrafica o alla mancata ammissione all’anno successivo, fino all’abbandono precoce, passando in alcuni territori anche per il cosiddetto fenomeno del white flight ovvero lo spostamento, da parte delle famiglie italiane, di bambini e adolescenti verso scuole situate in aree urbane centrali, con il conseguente aumento della concentrazione di alunni stranieri nelle scuole periferiche e il distanziamento, non solo fisico, ma anche sociale e culturale tra studenti di origine italiana e studenti con background migratorio”. Particolarmente importante è la fase conclusiva della scuola media: è proprio nel primo anno delle superiori che si registra il maggior numero di insuccessi. Una quota rilevante delle bocciature avviene nel passaggio tra il primo e il secondo anno delle superiori (8,5% nell’anno scolastico 2022/23), mentre queste calano notevolmente negli anni successivi, raggiungendo il 3,6% al quarto anno delle superiori. E circa il 3% degli studenti cambia indirizzo di studio tra il primo e il secondo anno delle scuole superiori.

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