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Apre il primo ristorante senza piatti: il cibo viene appoggiato direttamente sul tavolo dalle mani dei camerieri

Si chiama Heaven’s Kitchen e propone cucina vegana e cruelty free servita con guanti su tavoli rivestiti di tovagliette di carta. La logica da cui nasce? Evitare sprechi e sovrapproduzione senza rinunciare al gusto

di Simona Griggio

Lo facciamo tutti. Quando siamo stanchi e abbiamo fame, addentare la fetta di grana dal cartoccio preso direttamente dal frigorifero o spiluccare il prosciutto dalla busta sul tavolo da pranzo è la cosa più automatica. Non ci verrebbe mai in mente, però, che stiamo contribuendo alla salvaguardia dell’ambiente. Come? Rinunciando all’utilizzo di stoviglie si risparmiano detersivi, acqua, energia. Ma un ristorante dove il cibo sia servito direttamente sul tavolo eliminando il piatto in cui contenerlo esiste? Certo. Ed una new entry per i buongustai “alternativi” di Stoccarda. E per tutti quelli che vogliano provare una modalità diversa di condivisione del cibo. Si chiama Heaven’s Kitchen e propone cucina vegana e cruelty free servita con guanti su tavoli rivestiti di tovagliette di carta. La logica da cui nasce? Evitare sprechi e sovrapproduzione senza rinunciare al gusto.

L’idea di proporre pietanze in un modo inusuale è firmata Tanja Goldstein. Il suo è il primo ristorante senza piatti al mondo, vincitore fra l’altro del German Gastronomy Award 2023. La formula su cui si basa la proposta della chef è davvero singolare. A cena i camerieri passano con i carrelli da ogni cliente e con i guanti servono salsine ai mirtilli, focaccine, cereali e tante altre prelibatezze vegane su carta da forno compostabile. In questo modo non solo risparmiano acqua, detersivi ed energia elettrica, ma lavorano anche meno.

Il calcolo della Goldstein è che in media un ristorante fa funzionare la lavastoviglie sessanta volte a sera per ripulire piatti, bicchieri e posate, senza dimenticare lavatrici per le tovaglie e i tovaglioli. Eliminando i piatti dalla tavola, si stima un risparmio di 20mila litri d’acqua all’anno. Anche il menu proposto è senza sprechi. Goldstein e i suoi collaboratori utilizzano solo ingredienti stagionali e regionali. La chef definisce la sua cucina soul food, ovvero cibo dell’anima caratterizzato da ingredienti semplici e genuini. Lo staff presta estrema attenzione al riciclo.

Zero rifiuti è una priorità assoluta all’Heaven’s Kitchen. Al ristorante di Stoccarda antipasti, primi, secondi, contorni e dolci vengono preparati al momento. Inoltre la cucina, di appena nove metri quadrati, impone un limite di scelte perché non potrebbe essere fisicamente in grado di cucinare menu composti da cinque pietanze a sera. L’Heaven’s Kitchen è aperto a colazione, pranzo e cena. A colazione vengono preparati croissant freschi, panini e bagel, yogurt con frutta di stagione, avena con semi di chia e frittate vegane. Due volte al mese al brunch si aggiungono lezioni e sessioni di yoga. Il menu del pranzo comprende l’hummus di ceci, un tagliere di diversi formaggi puramente vegetali (a base di noci fermentate), riso e quinoa, falafel, pasta e insalate.

Il piatto forte della casa è la cena plant based, senza lattosio e cruelty free, in cui tutto avviene sulla tavola, trasformata in “un’oasi del gusto”. Insomma, l’idea è di creare, ricercare e sperimentare alternative a tutti quei prodotti che prevedono lo sfruttamento animale e ambientale. Guardando sul profilo Instagram del locale stupiscono i video postati. I cibi sono presentati con grande cura e armonia di colori. Ci sono soltanto alcuni taglieri di legno e dei bicchierini per elementi molto liquidi. Il resto è servito, con un cucchiaio sulla tovaglietta di carta in piccoli cumuli di cibo, o per quanto riguarda cibi solidi in file ordinate e separate.

Questa proposta alternativa sta suscitando grande entusiasmo fra i follower del ristorante. Che esternano commenti più che positivi: “Meraviglioso!”, “Consigliato al cento per cento”, “L’eco è diritto!”, “Magnifica idea! Ho mangiato benissimo”. Ma, scorrendo fra i commenti, c’è anche chi provoca: “Perché sprecate così tanta carta? Non vi importa delle foreste?”, “Pensate a quanto è facile la pulizia ma siete in grado di smaltire e riciclare tutta quella carta?”. C’è anche chi fa lo spiritoso: “Fate lo sconto sul menu senza piatti?”, “Cosa ti hanno fatto i piatti di male?”. Alcuni si spingono oltre: “Nemmeno se fossi un cane”, “Perchè allora non mangiare direttamente sul pavimento?”.

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