“Voterò come mi indicherà il mio capogruppo”; “quello che mi diranno di fare farò”; “voterò come mi dirà il mio partito”. Fatica sprecata quella di chiedere ai deputati di centrodestra come voteranno sulla mozione di revoca del Sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi. Lo abbiamo fatto prima che la maggioranza decidesse il rinvio del voto al 15 febbraio. Se è facile immaginare che dal pomeriggio di mercoledì 31 gennaio al giorno del voto, la risposta standard dietro la quale celare imbarazzi o le proprie idee sarà ‘aspettiamo il giudizio dell’Antitrust’, la mattina, quando il voto era ancora nel calendario dei lavori, molti deputati avevano pronta la risposta: “Deciderà il capogruppo”. Dunque i tre capogruppo di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia decideranno per 228 deputati. E i deputati fedelmente seguiranno le indicazioni di partito. Ma può un sottosegretario alla Cultura, componente – dunque – del governo, restare al suo posto, al di là dell’inchieste e del giudizio prossimo dell’Antitrust, dopo i comportamenti assunti contro i giornalisti di Report e il Fatto Quotidiano? Coprendoli di insulti e augurando loro la morte, sbottonandosi addirittura i pantaloni?

Comportamenti “inopportuni” quelli di Sgarbi secondo Andrea Crippa, vicesegretario della Lega. Ciononostante, sulla mozione delle opposizioni, oltre la frase di rito “deciderà il capogruppo” aggiunge che “dato che Sgarbi è un sottosegretario e da un punto di vista politico sta lavorando bene al ministero della Cultura, penso voteremo contro. Al netto di questo consiglio a Sgarbi di avere un atteggiamento un po’ più consono al ruolo che ricopre”. “Diciamo che ha delle ragioni per avercela con voi” afferma Igor Iezzi, che come Crippa, è deputato Lega. “Diciamo che se abbassasse i toni farebbe un favore a tutti, non tanto a voi, ma soprattutto a noi” si congeda Iezzi. “La scelta spetta a Giorgia Meloni. Penso che la soluzione migliore sarebbe, al di là di un voto in Aula che tanto non porta da nessuna parte, un confronto tra la premier e Sgarbi per trovare una soluzione” afferma Flavio Tosi, deputato di Forza Italia, che ammette di disapprovare i comportamenti di Sgarbi con i giornalisti di Report e Fatto Quotidiano.
“Se Sgarbi può restare sottosegretario lo deciderà il Parlamento, noi di Fratelli d’Italia – afferma Giovanni Donzelli – non ci facciamo dettare dalle sinistre la scelta del governo” e Marco Osnato, sempre di Fratelli d’Italia aggiunge: “Se dovessimo seguire le richieste di dimissioni delle opposizioni, da quando è iniziato il governo Meloni, avremmo dovuto probabilmente dimetterci tutti quanti”. Insomma comportamenti che imbarazzano la maggioranza, ma il posto di sottosegretario, per i deputati di maggioranza, è salvo. Antitrust permettendo.

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