Bandiere della Palestina, volantini e ombrelli blu, con su scritto: “Cessate il fuoco. I bambini si proteggono sempre”. È “la protesta degli ombrelli”, organizzata il 29 gennaio davanti all’ospedale Meyer di Firenze dai lavoratori dell’istituto pediatrico e dalla Rete Sanitari per Gaza. Lo slogan cantato è: “Via Carrai dalla Fondazione”. Il presidio, infatti, è stato voluto per chiedere le dimissioni di Marco Carrai, console onorario di Israele, dalla carica di presidente della Fondazione Meyer. Un ruolo che l’imprenditore fiorentino ricopre dallo scorso ottobre e che, secondo il gruppo di medici e infermieri presenti davanti all’ospedale, non può essere occupato da chi “non ha speso mai una parola contro il massacro di bambini in corso a Gaza”. Gli operatori sanitari sono stati ricevuti nel palazzo che ospita la sede della Fondazione. Qui hanno restituito degli scatoloni contenenti 140 ombrelli, distribuiti a dicembre ai dipendenti dell’azienda come regalo di Natale. Un gesto di protesta simbolico e pacifico, con il quale hanno chiesto le dimissioni immediate di Carrai. Richiesta ribadita e rafforzata da una petizione, firmata da più di 10mila persone in un mese, che hanno allegato agli ombrelli blu.

L’obiettivo del presidio era quello di alzare l’attenzione, dichiara a ilfattoquotidiano.it uno dei dipendenti che ha organizzato la protesta. Preferisce rimanere anonimo, per evitare ritorsioni. “Dobbiamo poter essere orgogliosi del nostro logo. E la presenza di Carrai ci mette in forte imbarazzo, visto che lo Stato che rappresenta bombarda regolarmente ospedali e civili”. Gli operatori sanitari del Meyer non fanno politica, specifica. La “protesta degli ombrelli” è nata spontaneamente negli spogliatoi, nei corridoi dell’ospedale. Da lì si è spostata su un gruppo whatsapp, dove sono stati coordinati il presidio e la raccolta firme. “Ci siamo indignati di fronte alla nomina di Carrai – prosegue il dipendente -. Non ha mai preso distanza dalle azioni del governo israeliano che, oggi come in passato, uccide migliaia di bambini attraverso bombardamenti indiscriminati”. Il Codice etico prevede che la Fondazione non tolleri nella maniera più assoluta le violazioni dei diritti umani e in particolar modo della convenzione internazionale Onu sui diritti dell’infanzia. “In queste settimane molti bambini palestinesi sono stati operati senza anestesia e senza controllo del dolore a causa dell’esaurimento di anestetici e analgesici. La carenza di antibiotici ha aumentato la mortalità per infezioni e i neonati sono morti nelle incubatrici a causa dell’esaurimento dei generatori elettrici. Non possiamo girarci dall’altra parte”, conclude l’operatore sanitario.

Nella stessa giornata in cui è andata in scena “la protesta degli ombrelli”, il Meyer si è preparato ad accogliere alcuni bambini palestinesi bisognosi di cure, in fuga dal conflitto con le loro famiglie. “A noi sembra inappropriato che il console di un paese accusato di genocidio possa accogliere dei bambini massacrati dal governo che lui rappresenta”, dichiara un membro della Rete Sanitari per Gaza che preferisce rimanere anonimo perché “estremamente ricattabile”. “Ci auguriamo che il console rivaluti l’opportunità della sua posizione – prosegue -. E che eviti di strumentalizzare la nostra protesta definendola “una cosa folle”, “assurda”, “ignobile” e “guidata dall’odio”, come ha fatto recentemente. Non si può utilizzare l’antisemitismo come manganello nei confronti di chi protesta pacificamente e chi critica le politiche di Israele”, conclude.

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