Non c’era la famiglia Berlusconi, né l’ultima compagna Marta Fascina. Ma per il trentennale di Forza Italia, per la festa da “operazione nostalgia” celebrata al Salone delle Fontane all’Eur, a Roma, con tanto di rievocazione del berlusconiano “l’Italia è il Paese che amo“, un debutto c’è stato comunque. Quello di Gianni Letta, il consigliere più fidato di Silvio Berlusconi, per la prima volta su un palco per un evento del partito. Una veste insolita per chi, come l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, braccio destro del leader scomparso lo scorso 12 giugno, ha sempre amato restare dietro le quinte. Uomo ombra e regista, senza mai prendere la tessera: “Mi consenta, caro presidente, di rompere per una volta il silenzio e di dire una parola: grazie”. Per poi portare il “saluto” dei figli di Berlusconi, “la testimonianza della loro convinta partecipazione e il sostegno nel segno della continuità, come papà voleva”.
Un tentativo di placare ombre e polemiche per l’assenza, rumorosa, di Marina e Pier Silvio, così come di altri rappresentanti della famiglia, al di là della garanzia data sull’impegno economico che non verrà meno nei confronti del partito azzurro. “Questo supporto, ovviamente deve affiancarsi all’impegno di FI a proseguire nel percorso, peraltro già intrapreso, di rafforzamento della propria dotazione finanziaria”, avevano però avvertito i figli, di fronte alle forti difficoltà di cassa, 90 milioni di debiti che gravano sul partito, soprattutto a causa delle quote non versate da troppi eletti. “Una sferzata? Ma no, questo è un impegno che ci siamo presi e che stiamo portando avanti. La famiglia comunque assente? Se ci fossero stati i figli avreste parlato di padroni del partito-azienda, hanno comunque mandato un chiaro segnale di attenzione”, ha cercato di allontanare le polemiche Antonio Tajani, il “traghettatore” che alla festa-anniversario si è vestito da leader. Già prossimo segretario, unico candidato al Congresso azzurro in calendario per il 23 e 24 febbraio. “Candidarmi alle Europee? Vedremo, decideremo anche con gli alleati”, prende tempo. Mentre continua a evocare il sogno 10%, in vista del test elettorale europeo. Una chimera, in realtà. Almeno per ora, con l’asticella dei sondaggi ancora inchiodata al 7%.
“Serve l’ultimo miracolo di Berlusconi? No, siamo vivi, in barba a iettatori e menagrami che da anni ci vogliono morti e che avevano detto che non saremmo sopravvissuti”, ribatte Tajani. Nel giorno in cui viene ‘incoronato” leader da Gianni Letta, che ricorda il pensiero di Berlusconi dal San Raffaele: “In tanti anni che ho avuto Tajani al mio fianco non ha mai sbagliato un intervento o una dichiarazione”. Un endorsement che non frena però le divisioni interne, al di là della sbandierata unità, con l’autocandidatura unica di Tajani per la segreteria. Così, al 10% non tutti sembrano credere davvero: “Le rispondo come Berlusconi; puntare al 10, per raggiungere l’8”, ammette Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato e protagonista della minoranza interna. Che ammette: “Anche io dopo il 12 giugno e la scomparsa di Berlusconi mi sono chiesta che ne sarebbe stato di Forza Italia, ma stiamo pian piano cominciando a camminare sulle nostre gambe”. Per ora, tutti si mostrano uniti, ma c’è già chi, all’interno del partito, è pronto a chiedere il passo indietro di Tajani in caso di sconfitta alle elezioni europee. “Lo metteremo in discussione dopo il voto? Io credo che Forza Italia andrà bene”, taglia corto per ora Ronzulli. Il segretario, invece, incassa l’endorsement di Letta e rilancia: “Non è una manifestazione nostalgica, siamo una forza politica che è fiera dei suoi 30 anni, ma determinata ad andare verso il domani”.
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