Seppur la richiesta di cessate il fuoco a Gaza non compaia tra le misure provvisorie chieste dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja a Israele, i giudici del tribunale Onu hanno deciso di respingere la richiesta di archiviazione di Tel Aviv rispetto all’accusa di genocidio mossa dal Sudafrica per l’operazione militare nella Striscia. “Almeno alcuni atti sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio”, ha motivato la giudice americana Joan Donoghue. Eppure, per il governo italiano non sembra cambiare nulla.

Anzi, è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, di rientro da Tel Aviv, a difendere Israele: “Noi chiediamo sempre di rispettare il diritto internazionale, ma non esistono presupposti giuridici perché venga riconosciuto il genocidio. Perché ci sia, deve esserci la decisione di sterminare un popolo, quello che Hitler fece con ebrei e rom. Ma ora non si può parlare di genocidio. Altra cosa sono gli aiuti alla popolazione civile, evitare altri lutti tra i civili. Sono stato fino a questa notte in Israele per cercare di convincere Israele ad accettare il percorso di ‘due popoli, due Stati‘ e anche di aiutare la popolazione civile”, ha tagliato corto. Per poi concludere: “Grazie alla cooperazione di Tel Aviv riusciremo a far uscire un centinaio di bambini palestinesi feriti per essere curati nei nostri ospedali pediatrici”.

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