Slitta ancora una volta la fine dei lavori sul viadotto Ritiro, l’altissima infrastruttura che a Messina collega le due autostrade per Catania e per Palermo. Uno snodo strategico che diventerà ancora più decisivo con il Ponte sullo Stretto: per arrivarci, chi viene dalla costa orientale dell’isola dovrà passare per forza da qui. Eppure, da più di un decennio, in questo lungo tratto si viaggia a una sola corsia, intevallata da varie deviazioni. Mentre si discute della Grande Opera, infatti, quelle minori – ma strategiche – non si vedono ancora: si attende da trent’anni anche l’apertura dei due viadottiO” e “P“, rampe di accesso allo svincolo di Giostra (un quartiere di Messina), considerati connessi al Ponte e perciò da qualche mese sotto la competenza del Provveditorato alle opere pubbliche. Le due rampe sono state progettate già nel 1998 e concluse nel 2009, ma mai aperte al traffico per “difetti di costruzione”. Una situazione paradossale di cui non si vede la fine: bisognerà attendere il parere del provveditorato. Altra storia per il viadotto Ritiro, del quale sembrava ormai vicina la consegna: l’apertura era attesa per febbraio, ma è slittato tutto a giugno. Sono trascorsi nove anni da quando l’impresa aggiudicataria, la Toto costruzioni, ha vinto l’appalto. E ormai lo scetticismo impera: “Non succederà neanche a giugno e vivremo un’altra estate d’inferno”, assicura Ivan Tripodi, segretario generale della Uil Messina.

La storia del viadotto, d’altra parte, è lunga e ricca di stop e rallentamenti. Tutto ha inizio nel 2012, quando una relazione del Genio civile mette nero su bianco che il calcestruzzo utilizzato per la costruzione era di scarsa qualità. Nella città del terremoto del 1908, quasi tutti i pilastri – 31 su 40 – presentavano carenza di supporti antisismici: c’era, in sostanza, rischio di caduta di calcinacci, cosa che puntualmente avvenne un anno dopo, nel novembre del 2013. Eppure il “Ritiro” non è un’infrastruttura qualsiasi, ma la via che permette a chi entra in Sicilia dallo Stretto di dirigersi verso Palermo e Catania. L’intervento di adeguamento sismico si fa sempre più urgente e finalmente si trovano i fondi: sessanta milioni di euro. L’agosto successivo – è il 2014 – il Consorzio autostrade siciliane, che ha in gestione la Messina–Palermo, indice la gara d’appalto, vinta a dicembre dai Toto. Secondo la ditta e il committente, i lavori avrebbero dovuto durare due anni e quattro mesi. Da allora però gli slittamenti sono stati tanti e ancora non si vede la fine. L’ultimo rinvio è stato appena annunciato: “Quando a novembre ci hanno detto che avrebbero consegnato nel febbraio successivo, abbiamo subito detto che non sarebbe accaduto e così è stato. Diciamo la stessa cosa adesso: con 17 operai è impossibile che i lavori possano essere terminati a giugno”, scuote la testa Tripodi.

La sfiducia del segretario Uil nasce da anni di promesse non mantenute. Dalla Toto costruzioni fanno sapere che il 95% dei lavori è stato completato: resta solo la rifinitura, per cui 17 operai sarebbero sufficienti. Finora però i ritardi sono stati tantissimi. A rallentare il tutto è stato il continuo cambio al vertice del Consorzio autostrade, ente regionale, quindi soggetto ai cambi di governo. Ma anche un contenzioso legale aperto tra il Consorzio e la Toto Costruzioni, che lamenta il mancato pagamento di 17 milioni di euro. Secondo il direttore generale Gianluca Cangemi, peraltro, la Toto “ha subito nel corso di tutto l’appalto gli effetti di una abnorme protrazione dei tempi di esecuzione dell’appalto a causa di motivazioni estranee alla volontà e all’operato della società”. Cioè, in sostanza, per colpa del committente. A pesare sui ritardi sono state però di certo anche le sorti della società abruzzese, che nel 2022 ha perso per un periodo la gestione delle autostrade A24 e A25, revocata per “gravi inadempimenti”. La vicenda ha causato un’importante perdita di liquidità che si è ripercossa sui lavori del del viadotto di ingresso in Sicilia: gli operai sono stati pagati in ritardo e si sono fermati. La situazione è rientrata solo lo scorso dicembre, quando la Toto ha vinto il ricorso contro lo Stato, ottenendo un risarcimento e riconquistando la gestione delle autostrade. Così, anche in Sicilia, agli operai vengono finalmente versati gli arretrati. Ma Tripodi resta scettico: “Per scongiurare un’altra estate nel caos è necessario che il Cas non si giri dall’altra parte e faccia le dovute pressioni sulla Toto Costruzioni”. Intanto si attende per le rampe dello svincolo, per le quali non ci sono nemmeno date da fare slittare.

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