La Supercoppa la vince l’Inter. Non è una novità, siamo alla terza di fila, la sesta in carriera per Simone Inzaghi che si prende il primato nella classifica all-time del titolo che vale di meno. Non è neanche una sorpresa, considerando lo strapotere mostrato in semifinale contro la Lazio e lo stato di forma del Napoli, a cui mancava pure Osimhen impegnato in Coppa d’Africa. Però il trofeo è stato più sudato del previsto. I nerazzurri ci hanno messo novanta minuti e passa a piegare la resistenza dei campioni d’Italia, o ciò che ne resta: 1-0, gol di Lautaro Martinez allo scadere, primo trofeo del 2024 all’Inter.

Forse questa Supercoppa, così ricca, criticata e per certi versi sbagliata avrebbe fatto più comodo al Napoli. A Milano ormai sono quasi abituati, e hanno in testa altri obiettivi: per l’Inter questa vittoria vale solo gli 8 milioni di montepremi (mica poco), e un conto salato in vista del campionato (la Juve è balzata in testa alla classifica e alla ripresa contro la Fiorentina mancheranno Calhanoglu e Barella, squalificati); il trofeo di stasera non sposterà in alcun modo il bilancio finale. Per gli azzurri invece era forse l’ultima occasione di dare un minimo di senso ad una stagione disgraziata (ci sarebbe ancora la Champions, ma lì parliamo di miracoli). Infatti Mazzarri l’ha preparata bene, come meritava quella che era comunque una finale, speculando sulla formula bislacca che non prevedeva i supplementari in caso di pareggio. Il Napoli ha giocato implicitamente, e poi dopo l’espulsione di Simeone proprio dichiaratamente, per i rigori. E ci è arrivato ad un passo.

Difesa a cinque, due linee parallele a protezione della porta. La rivelazione Zerbin quarto di centrocampo come unico vezzo offensivo, durato poco più di un tempo, tanto l’effetto sorpresa era ormai svanito. Contro formazioni così – chiuse, scorbutiche, attente – sono le partite che l’Inter spumeggiante di Inzaghi digerisce meno. Infatti anche stasera i nerazzurri hanno faticato a lungo a venirne a capo. Per tutto il primo tempo si cimentano nel solito giro palla, ma non trovano ritmo, né spazi. Sembrano pericolosi solo quando riescono a bucare la prima linea di pressing azzurra, ma i centrali sono sempre attenti a contenere le combinazioni tra le punte. Nel finale di frazione Lautaro segna pure su assist di Thuram, ma il francese era in fuorigioco. Ancora Thuram scappa via sul filo dell’offside, salta Gollini ma sullo slancio smarrisce il pallone. Sono gli unici brividi (aggiungiamo un tiro da lontano di Dimarco) di un primo tempo in cui ha funzionato più il piano di Mazzarri che quello di Inzaghi.

Ti aspetti una ripresa diversa e invece è proprio il Napoli ad affacciarsi con Kvaratskhelia, che era già stato innescato pericolosamente in contropiede in precedenza, stavolta arriva a concludere e pure bene, trovando attento Sommer. La partita è più bloccata che mai. Cambia completamente intorno all’ora di gioco, quando Simeone già ammonito rifila ingenuamente un pestone ad Acerbi: severo ma ineccepibile il cartellino rosso dell’arbitro Rapuano. L’equilibrio si è spezzato. Mazzarri, che aveva già inserito Ostigaard per Zerbin, abbandona ogni remora passando al 5-4-0. Con la superiorità numerica è un’altra gara, perché l’Inter comincia ad accerchiare l’avversario e sfondare sistematicamente al largo. Le occasioni ora fioccano. Thuram divora due volte il vantaggio sottoporta. Si gioca in un’area sola ma il tempo passa ed i rigori si avvicinano. Inzaghi butta dentro persino Arnautovic e Sanchez passando alla difesa a quattro. Le barricata azzurra resiste alla disperata fino al novantesimo. Fino all’ennesima azione aggirante e al gol decisivo del solito Lautaro, capitano e simbolo di questa Inter di Simone Inzaghi. Che ha vinto la terza Supercoppetta di fila. E adesso dovrà pensare al campionato.

Twitter: @lVendemiale

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