L’Istituto Pascale di Napoli è un’eccellenza della medicina italiana, un presidio della lotta ai tumori nel Mezzogiorno ma nello stesso tempo il luogo dove la dignità, l’integrità, la neutralità della professione medica è messa in discussione. Solo in questi giorni, riferisce il Corriere del Mezzogiorno, si stanno completando le operazioni del concorso per selezionare il primario dell’unità operativa complessa di senologia. Nove anni senza un primario nel reparto sentinella, nell’avamposto al quale le donne si rivolgono nella quotidiana ansia di vedere sconfitto il male. Nove anni di ingiustificabile supplenza rappresentano la cifra della irresponsabilità della classe politica ma anche, se ci è permesso, documentano l’acquiescenza di coloro che avrebbero dovuto rifiutare questa logica spartitoria: i medici appunto, vittime e carnefici di questa assurda condizione.

Leggiamo di concorsi annullati, candidature sballate e avvelenate proprio dove si dovrebbe vantare la indiscutibile terzietà della struttura di ricovero e cura a carattere scientifico. Invece (e purtroppo) la vicenda appare dentro il luogo comune del primario che segue per tessera e non per competenza. È una brutta storia che speriamo finisca con la conclusione di questo benedetto concorso in ragione anche della reputazione che il Pascale si è conquistato per i suoi meriti. Eppure, a conferma del disastro organizzativo, leggiamo che nel 2015 in questo reparto si effettuavano 900 interventi chirurgici all’anno. Nel 2023 solo cinquecento per via dell’indisponibilità delle sale operatorie. Ecco il saldo sconfortante, l’esito drammatico di quella che si chiama malasanità.

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