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Il calendario dei preti “lo comprano protestanti, appartenenti al mondo gay, signore… La moglie di un pastore lo compra per regalarlo al marito”: parla l’autore Piero Pazzi

L'archivista e fotografo sessantacinquenne è l'ideatore del calendario da migliaia di copie l’anno in vendita dal 2003

di Francesco Canino

Spoiler: se qualcuno pensava che i sacerdoti protagonisti del calendario dei preti fossero dei veri sacerdoti rimarrà deluso. Non lo sono, o meglio, solo qualcuno lo è. “Lo lascio concludere all’occhio di chi vuole vedere”, racconta oggi al Corriere della Sera Piero Pazzi, archivista e fotografo sessantacinquenne, ideatore del calendario da migliaia di copie l’anno in vendita dal 2003. Un oggetto di culto, soprattutto per gli stranieri, in bilico tra sacro e profano: nato per caso – Pazzi aveva realizzato quello dei gondolieri su Venezia e cercava un simbolo altrettanto forte per raccontare Roma -, è ancora oggi un fenomeno di cui scrivono i giornali di tutto il mondo e ciclicamente entra in tendenza sui social. Sulla copertina del calendario dei preti c’è un giovane palermitano, Giovanni Galizia – oggi 36enne, all’epoca dello scatto di anni ne aveva 17 – il quale ha pubblicamente dichiarato di non essere un prete. E gli altri lo sono? “Non tutti”, conferma Pazzi. “Tiziano e Tiepolo quante volte hanno visto la Madonna e quante madonne hanno dipinto? È ininfluente”, aggiunge il fotografo.

Ma come e dove trova i soggetti da fotografare? “Sono scatti fatti per strada, a Roma o a Siviglia durante le processioni della Settimana Santa. Qualcuno l’ho conosciuto dopo averlo fotografato; altri li conoscevo già. Indipendentemente non sapevo fossero laici o non laici, o accoliti delle processioni. Di certo non sono modelli. Ad ogni modo, non conta la persona ma il messaggio”, svela al Corriere. Non sono modelli, ma di certo sono tutti ragazzi aitanti o quanto meno piacenti. Un tema che il fotografo considera irrilevante: “Il calendario lo prendono protestanti, appartenenti al mondo gay, scolaresche, signore… Pensi, la moglie di un pastore lo comprava ogni anno per fare il regalo al marito. Se poi uno legge all’interno il messaggio arriva a prescindere dall’ottica in cui viene visto. Se mettessi un prete anziano una persona penserebbe si parli di una cosa in declino, mentre un giovane è un invito, una presenza rivolta al futuro”.

I giudizi del mondo della chiesa? Nessun accento negativo, al massimo un po’ di stupore. Pazzi ribadisce che il calendario non è un’iniziativa legata al Vaticano e svela che nessuno dalle alte gerarchie non ha mai sollevato pubblicamente obiezioni. Quanto alle vendite, parla di qualche migliaio di copie l’anno e smentisce il legame con qualche iniziativa benefica. Poi rivela di aver realizzato anche un calendario delle monache di clausura di Siviglia: “Ho avuto una dispensa per entrare e fotografarle al lavoro, impegnate nelle loro faccende quotidiane. Ovviamente con l’ottica di dare un’occhiata alla clausura, per capire una realtà anacronistica. Una volta pubblicato, ho regalato il calendario ai conventi. Lo vendono e raccolgono offerte”.

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