Trasformare in fretta in legge il bavaglio alla stampa e moltiplicare le sanzioni per chi oserà violarlo. È l’impegno assunto dal governo concedendo il parere favorevole (attraverso il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro) a una risoluzione presentata da Azione, Italia viva e +Europa dopo le comunicazioni al Parlamento del Guardasigilli Carlo Nordio, approvata dalla Camera con 179 sì e dal Senato con 99. In uno dei 23 punti dell’atto di indirizzo, infatti, l’Aula chiede all’esecutivo di “favorire una rapida approvazione delle iniziative normative” volte a impedire la pubblicazione letterale delle ordinanze di custodia cautelare prima della fine dell’udienza preliminare (o, dove non è prevista, delle indagini preliminari): un riferimento preciso all’emendamento fatto inserire dal calendiano Enrico Costa, non a caso primo firmatario della risoluzione, nella legge di delegazione europea, già passata a Montecitorio e ora all’esame del Senato. Si tratta, appunto, di una norma-delega, che dopo l’approvazione sarà il ministero della Giustizia a dover concretizzare entro sei mesi: con il suo sì alla risoluzione, Nordio promette a Costa di farlo nel modo più rapido possibile.

Non solo: un altro passaggio dell’atto impegna il governo a “rivedere in maniera adeguata il sistema di sanzioni, attualmente risibili, riferite alla violazione delle previsioni sul divieto di pubblicazione di atti e di immagini”. Cioè a innalzare le pene di un reato tipico dei giornalisti, quello di “pubblicazione arbitraria di atti“, previsto dall’articolo 684 del codice penale. La norma punisce “chiunque pubblica atti o documenti di un procedimento penale, di cui sia vietata per legge la pubblicazione”: quindi, un domani, anche un semplice virgolettato di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere in cui il gip argomenta i gravi indizi a carico dell’indagato (magari un politico). Al momento questo reato è punito con l’arresto fino a trenta giorni o con l’ammenda da 51 a 258 euro. Ma il governo si è appena impegnato a introdurre sanzioni più severe. E allo scopo in Parlamento sono già pronti due ddl di Forza Italia: uno vorrebbe prevedere pene dai due ai cinque anni di carcere, l’altro una multa da cinquantamila a centocinquantamila euro.

Nei (numerosi) altri punti della risoluzione approvata, il Parlamento incoraggia il governo a proseguire nell’opera di controriforma della giustizia già ampiamente avviata: separazione delle carriere, ritorno della prescrizione del reato dopo il primo grado, valutazione dei magistrati basata sulle conferme dei loro provvedimenti, ispezioni e sanzioni disciplinari ai procuratori che non rispettano le norme restrittive del decreto Cartabia nella comunicazione alla stampa. Costa porta a casa un altro successo e festeggia: “La nostra risoluzione di oggi esprime il nostro metodo di fare opposizione: complessa, coraggiosa, propositiva, coerente con la nostra identità”, dice, affermando che le ordinanze di custodia cautelare sono “diventate ormai le vere sanzioni“. “Lo spirito del nostro lavoro sarà sempre questo. Per noi la bussola sarà la garanzia dello Stato a che, se una persona viene chiamata a rispondere di un fatto e poi viene assolta, esca dal processo nelle stesse condizioni in cui vi è entrata”.

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