Una multa da 50 mila a 150 mila euro per i giornalisti che pubblicano atti giudiziari, anche se non sono più coperti da segreto. A Forza Italia non basta la riforma della Giustizia firmata da Carlo Nordio che prevede una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni per le “terze persone” e per quelle che non siano riprodotte nelle motivazioni di un provvedimento o nel processo. Il partito di Silvio Berlusconi ha presentato una proposta di legge alla Camera che incide negativamente sulla possibilità per i media di pubblicare atti giudiziari anche non coperti dal segreto, cioè già conosciuti dalle parti. Se oggi l’articolo 684 del codice penale prevede la pena dell’arresto fino a 30 giorni o l’ammenda da 51 a 258 euro per chi “pubblica atti o documenti di un procedimento penale di cui sia vietata per legge la pubblicazione”, Forza Italia propone di depenalizzare il reato, eliminando l’arresto (che tanto non viene mai ordinato per nessuno) ma alzando esponenzialmente la multa. In pratica i berlusconiani propongono che chi pubblica “in tutto o in parte, anche per riassunto o a guisa d’informazione, atti o documenti di un procedimento penale, di cui sia vietata per legge la pubblicazione” sia punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 150.000.

La proposta di legge, annunciata il 15 dicembre scorso e pubblicata solo mercoledì, è firmata dal capogruppo in commissione Giustizia di Forza Italia Tommaso Calderone, dall’ex capogruppo a Montecitorio Alessandro Cattaneo e dai deputati Annarita Patriarca e Pietro Pittalis. In particolare, nella relazione tecnica alla proposta di legge, i firmatari spiegano che la proposta di legge ha l’obiettivo di punire soprattutto la scelta di pubblicare atti giudiziari che non siano più coperti segreto. Gli atti di un procedimento penale ci cui sia vietata per legge la pubblicazione, infatti, sono anche quelli già depositati ma di cui è sempre vietata la pubblicazione integrale. È il caso per esempio delle ordinanze di custodia cautelare che non si possono pubblicare integramente, ma solo per riassunto. È l’articolo 114 del codice penale, a cui si appellano i deputati azzurri, che lo prevede vetando la pubblicazione “anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”. “Eppure – si legge nella relazione tecnica – anche gli atti di indagine non più coperti da segreto istruttorio, ma non pubblici, sono troppo spesso divulgati o pubblicati” e così il cittadino viene esposto al “processo mediatico” che “miete più vittime di quello ‘ordinario’, perché espone questi cittadini alla gogna pubblica: persone sottoposte alle indagini da subito colpevolizzate e condannate prima e in assenza di una sentenza di condanna”, scrivono i deputati di Forza Italia. Un fenomeno che viene definito “indegno”: “Assistiamo alla pervicace e reiterata violazione quotidiana di diffusione di atti di indagine: nelle pagine dei giornali, in TV, nei talk, nei bar, insomma ovunque. Telefonate riportate in prima pagina, dichiarazioni nei titoli di apertura dei telegiornali”. Nell’introduzione si parla addirittura di “gara per ‘lapidare’ l’imputato” dopo l’arresto e la pubblicazione degli atti viene paragonata a una “tortura”.

Dopo il solito richiamo alla presunzione di non colpevolezza, i parlamentari di Forza Italia così individuano l’obiettivo: “Fino alla celebrazione dell’udienza preliminare nessun atto di indagine va diffuso e questo a prescindere dal venir meno del segreto istruttorio”. La soluzione, spiegano, è cambiare la norma eliminando il carcere (mai veramente effettivo) e alzando la sanzione che oggi “è troppo blanda”. Così viene eliminato l’articolo 684 del codice penale tramutandolo in una sanzione amministrativa molto più alta: da 50 a 150 mila euro. Una soluzione che, concludono i parlamentari di Forza Italia, “sarà sprovvista dello stigma criminale” ma sortirà “un notevole effetto di deterrenza a causa della inapplicabilità, contrariamente alla sanzione penale, di istituti sospensivi o sostitutivi, oltre a essere potenzialmente più gravosa rispetto a una pena che, come nella specie, è soggetta a oblazione”. I giornalisti sono avvertiti.

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