L’abuso d’ufficio va eliminato perché “obsoleto“? “L’Europa si muove per prevederne l’obbligatorietà per tutti gli Stati membri. Non mi pare quindi un reato obsoleto, almeno finché ci saranno abusi dei pubblici ufficiali in danno dei cittadini”. Così, intervistato dall’agenzia LaPresse, il segretario dell’Associazione nazionale magistrati Salvatore Casciaro replica alle comunicazioni sull’amministrazione della giustizia rese mercoledì alla Camera del ministro Carlo Nordio. Il riferimento è alla proposta di direttiva sulla lotta alla corruzione varata dalla Commissione europea dopo lo scandalo Qatargate, che chiede ai 27 Paesi dell’Ue di prevedere l’abuso d’ufficio come reato persino nel settore privato (mentre in Italia al momento è una fattispecie propria dei funzionari pubblici o degli incaricati di pubblico servizio). Il ddl Nordio in discussione al Senato, invece, vorrebbe abolire tout court la fattispecie dal codice penale, trasformando l’Italia nell’unico Paese dell’Ue in cui è consentito abusare del potere pubblico a fini privati.

Casciaro commenta anche l’annunciata (ormai da mesi) stretta sulle intercettazioni e in particolare sull’uso del trojan, già iniziata con l’inserimento, nello stesso ddl Nordio, di norme che limitano il diritto alla pubblicazione dei nastri. “L’opera di bilanciamento dei valori, anche in relazione al diritto alla privacy e alla libertà di stampa, compete certo al legislatore. La preoccupazione, anche su questo delicato fronte, è tuttavia che possano ridursi i mezzi di contrasto alla criminalità, anche economica, a disposizione degli organi inquirenti e a tutela dei cittadini”, dice. Mentre sul proposito di realizzare la separazione delle carriere, con cui Nordio vorrebbe ridurre quelli che definisce “poteri immensi” dei pubblici ministeri, il segretario dell’Anm osserva: “Avevo inteso che lo scopo di quel disegno di riforma costituzionale fosse rafforzare la terzietà del giudice e non ridimensionare il ruolo del pm”.

Il magistrato, infine, denuncia che alcune delle misure del governo contraddicono l’impegno a rendere la giustizia più rapida, finora “rimasto sulla carta”. “Penso alla riluttanza del governo rispetto all’adozione di una disciplina transitoria per il nuovo regime sulla prescrizione, cui seguiranno, come prevedono i capi delle corti d’appello e lo stesso Csm, difficoltà organizzative e inevitabili ulteriori rallentamenti dei processi, ma anche ai ritardi sull’avvio del processo penale telematico, e alle rilevanti scoperture – nell’ordine del 50% in alcune sedi – del personale amministrativo e magistratuale. Non si trovano purtroppo nuove risorse per la giustizia nella legge di bilancio ma si rinegoziano ambiziosi target di produttività sul Pnrr, senza una preventiva interlocuzione con le categorie interessate. Sono misure calate dall’alto spesso senza un’adeguata conoscenza dei difficili contesti organizzativi dei distretti giudiziari che imporrebbero piuttosto una rimeditazione complessiva nell’allocazione delle pur limitate risorse disponibili attraverso risposte appropriate, come la revisione della geografia giudiziaria e delle piante organiche degli uffici”.

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