Nei verbali delle intercettazioni non potranno più essere riportate “espressioni che consentono di identificare soggetti diversi dalle parti, salvo che risultino rilevanti ai fini delle indagini”. È il frutto di un emendamento al ddl Nordio presentato dal senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, approvato dalla Commissione Giustizia (con i voti della maggioranza e di Italia viva) dopo una riformulazione del governo. Nella versione originale, l’emendamento Zanettin interveniva sull’articolo 268 del codice di procedura penale prevedendo che, in ogni caso, dai brogliacci dei dialoghi trascritti dalla polizia giudiziaria dovessero essere “esclusi i nominativi di persone estranee alle indagini, alle quali è garantito l’anonimato”. Una norma che impedirebbe, ad esempio, di conoscere l’intercettazione dell’inchiesta sugli appalti Anas in cui veniva nominato il ministro Matteo Salvini, “cognato” di Tommaso Verdini, il figlio di Denis finito ai domiciliari. La riformulazione del governo ha alleggerito la stretta.

Tra le norme al voto in Commissione anche il divieto per i pm di riportare i dati personali dei non indagati nelle richieste di misure cautelari, “salvo che ciò sia indispensabile per la compiuta esposizione”. I giornalisti, invece, non potranno più riportare tra virgolette qualsiasi dialogo che non sia stato “riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”: quindi nemmeno le conversazioni citate nelle richieste del pm. Un “semi-bavaglio” che potrebbe presto essere superato da quello previsto dall’emendamento Costa, inserito nella legge di delegazione europea approvata alla Camera: la norma, infatti, delega il governo a prevedere il divieto di pubblicare letteralmente anche l’ordinanza con cui il gip applica le misure cautelari.

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