di Michele Tamburelli*

Non bisogna mai fare di tutt’erba un fascio, ma gli appalti e le terziarizzazioni generano situazioni ad alta intensità di irregolarità, dove anche aziende dall’immagine specchiata e dalla serietà indiscussa sono inciampate in questi anni. L’indagine della Procura della Repubblica di Milano, disposta dai pubblici ministeri Cavalleri e Storari, che ha indagato su presunte irregolarità per frode fiscale e caporalato del gruppo UPS, è solo l’ultima di quelle che che nel 2023 hanno colpito il mondo degli appalti. Alcune delle grandi aziende della distribuzione organizzata e della logistica sono state costrette rapidamente a correre ai ripari.

Ricordiamo, ad esempio, il caso di Esselunga, indagata nel giugno 2023 per frode fiscale sull’Iva in relazione a pratiche relative a presunte illiceità sull’utilizzo dei cosiddetti “serbatoi di personale”. Un altro esempio è rappresentato dalle “ipotesi di reato di sfruttamento del lavoro” per le quali il Gip (giudici per le indagini preliminari), sempre nel giugno 2023, ha disposto il “controllo fiduciario” per la società cooperativa Servizi Fiduciari, facente parte del gruppo Sicuritalia, nel mondo della vigilanza. Tuttavia, l’elenco dei grandi nomi che hanno avuto problemi con la giustizia legati all’universo delle terziarizzazioni è lungo.

Le indagini degli inquirenti verso questi ambiti si soffermano spesso su due aspetti: la frode fiscale e l’intermediazione illecita di manodopera. Il guadagno illecito deriva quindi spesso da pratiche fiscali scorrette e dall’utilizzo improprio della manodopera coinvolta negli appalti. Di frequente negli appalti si trova il lavoro degli ultimi, di cooperative che nascono come funghi e muoiono in un batter d’ali, che falliscono per poi rigenerarsi nel tentativo di fare perdere le tracce agli inquirenti e ai lavoratori che rivendicano i loro diritti. Lavoratori che pagano direttamente queste pratiche elusive con bassi salari e pessime condizioni lavorative.

Cosa succede in questi ambienti è noto, ma troppo spesso ci si gira dall’altra parte, facendo finta di non vedere. Soprattutto le aziende committenti chiudono un occhio pur di assicurarsi terziarizzazioni a basso costo. Le relazioni sindacali con i grandi gruppi rimangono spesso in superficie rispetto al problema, non riuscendo ad intaccare in modo risolutivo la filiera degli appalti, che rimane sommersa nella profondità dell’oceano dei diritti disattesi. Ed è il motivo per cui è necessario favorire la negoziazione per raggiungere anche questi lavoratori a cui vengono spesso applicati contratti discutibili e disapplicati diritti primari.

Da tempo i più accorti sindacalisti sostengono che sia necessario approcciare questo tema con la con la cosiddetta logica della “contrattazione di filiera”. Diversamente si rischia di perdere il polso della situazione e la tutela dei diritti di questi lavoratori. Contrattare per filiera significa che il committente deve assumersi la responsabilità del rispetto dei diritti dei lavoratori dipendenti di cooperative o società in appalto o subappalto, che spesso lavorano fianco a fianco con i dipendenti delle committenti, magari condividendo spazi e procedure. I contratti di appalto tra committente e appaltatore dovrebbero prevedere specifiche clausole di tutela dei lavoratori impiegati nelle terziarizzazioni, ma servirebbe anche una legislazione più efficiente che debelli definitivamente il meccanismo del massimo ribasso nell’aggiudicazione degli appalti.

Da questo punto di vista fa ben sperare l’accordo sindacale sottoscritto tra le maggiori organizzazioni sindacali del commercio e Esselunga il 12 dicembre 2023, relativo alla possibilità di reinternalizzare processi e appalti. L’accordo traccia le procedure in caso in cui i dipendenti delle società che lavorano per i diversi servizi oggi terziarizzati vengano riassunti direttamente dall’azienda committente: è di questi ultimi giorni la notizia che si sarebbe già provveduto ad internalizzare alcuni lavoratori dell’indotto. Si tratta sicuramente di un primo passo importante che si spera sia seguito anche da altre aziende.

Così come fa ben sperare, in tema di salario e di diritti, l’ultima notizia appresa dai quotidiani a fine 2023, dove le stesse organizzazioni sindacali Filcams, Fisascat e UILTuCS, pur avendo sottoscritto di recente il rinnovo contrattuale, hanno ripreso a dialogare sul tema del salario con le associazioni datoriali che rappresentano la vigilanza privata. Ricordiamo, infatti, che il contratto del settore servizi fiduciari, rinnovo contrattuale precedente l’ultimo di maggio 2023, era stato sanzionato da diverse sentenze che dichiaravano anticostituzionali i minimi salariali dei lavoratori del comparto.

La vigilanza privata opera prevalentemente mediante appalti e subappalti, Ministeri e istituzioni regionali e nazionali ne fanno un utilizzo estensivo. Come giustificare l’applicazione di salari dalla costituzionalità dubbia proprio all’interno di istituzioni di tale rilevanza? E più in generale, non sarebbe forse opportuno intervenire con una legislazione di supporto che favorisca la regolarità in appalti e terziarizzazioni, e che promuova, quando possibile, il ritorno dei servizi all’interno dell’organizzazione aziendale? Questo l’auspicio di chi scrive, che il governo e le istituzioni potrebbero seguire con azioni concrete da adottare nel 2024.

* Laureato in diritto del lavoro e relazioni industriale presso la facoltà di Scienze Politiche di Milano, mi sono occupato della materia fin dai miei primi esordi nel sindacato, insegnando nei corsi ai rappresentanti sindacali, trattando i problemi vertenziali e di tutela dei lavoratori, relazionandomi con aziende del settore terziario, turismo e servizi. Appassionato anche della materia della formazione ho diretto per diversi anni un ente di formazione

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