di Ugo Gaiba

Gli atti legislativi più recenti per il contrasto ai femminicidi sono: la legge n. 69 del 19 luglio 2019 (cosiddetta Codice Rosso), che ha lo scopo di rafforzare la tutela delle vittime di maltrattamento, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni, connessi a contesti familiari o nell’ambito di relazione di convivenza (violenza domestica e di genere); e la sua successiva integrazione, la legge n.168 del 24 novembre 2023, che contiene le ulteriori disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica.

In concomitanza con la formulazione della legge n.168, con l’intento di promuovere una maggiore consapevolezza, il governo ha pianificato una campagna generalizzata e strutturale nelle scuole. L’iniziativa ha preso corpo partendo dal progetto “Educare alle relazioni”, progetto già creato dal Ministero dell’Istruzione e del merito, su cui sono stati coinvolti anche il Ministero per la famiglia, la natalità e le pari opportunità e il Ministero della Cultura; tra i Ministeri competenti è stato siglato il protocollo d’intesa: “Prevenzione e contrasto della violenza maschile nei confronti delle donne e della violenza domestica – iniziative rivolte al mondo della scuola”.

Questo progetto ha preso corpo dopo aver sentito il parere delle associazioni dei genitori, degli studenti, dei docenti, dei sindacati, dell’ordine degli psicologi e di altri esperti; dovrebbe durare due anni (ma con possibilità di rinnovo) e prevede il coinvolgimento di allievi e docenti, tramite la creazione di gruppi di discussione e autoconsapevolezza, nelle scuole secondarie superiori o di secondo grado (nel protocollo d’intesa tra i ministeri è compresa anche la scuola secondaria inferiore o di primo grado).

I percorsi educativi saranno iniziative progettuali “extra-curriculari”, con attività pluridisciplinari e metodologie laboratoriali, con un impegno annuo di 30 ore. Si opererà su ogni singola classe individuata dal dirigente scolastico di ciascuna scuola aderente, previa acquisizione del consenso dei genitori e degli studenti. I discenti saranno
coinvolti attivamente nei progetti attraverso gruppi di discussione e autoconsapevolezza, preferibilmente composti da 6 a 12 studenti di età omogenea. Si incontreranno una volta ogni due settimane per un’ora o due, coordinati dai docenti referenti, per realizzare un processo di continua maturazione cognitiva, educativa e culturale, per diffondere i valori del rispetto reciproco e della parità di genere, per ridurre atteggiamenti discriminatori e violenti e far acquisire e cogliere gli strumenti necessari per riconoscere, anche precocemente, i primi segnali di discriminazione e di violenza contro le donne. Si potranno coinvolgere anche esperti in educazione affettiva e relazionale, avvocati, assistenti sociali, operatori di organizzazioni.

Inoltre, per avvicinare i ragazzi al progetto, è previsto anche il coinvolgimento di influencer, cantanti e personaggi famosi come ambassador (sic?). La direttiva prevede il finanziamento delle attività e il reperimento delle risorse necessarie per la realizzazione delle iniziative progettuali coerenti, a tal fine sono stati stanziati 15 milioni di
euro. Le figure coinvolte nei progetti, sia interni (docenti) che esterni (esperti), saranno opportunamente incentivate tramite compensi extra per le ore aggiuntive espletate, rispettando i termini dei contratti collettivi nazionali. Al FoNAGES (Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola) è attribuito il compito di raccordare le modalità di attuazione dei percorsi progettuali, concernenti l’educazione alle relazioni. Il Ministero, avvalendosi dell’INDIRE, garantisce l’erogazione di specifici percorsi di formazione a favore dei docenti coinvolti nelle attività di cui alla presente direttiva.

A mio parere si tratta di un’opportunità da prendere in considerazione e su cui lavorare.

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