La Dichiarazione “Fiducia supplicans“, il documento del Dicastero per la dottrina della fede approvato da Papa Francesco e contenente l’inedita apertura alle benedizioni “extra-liturgiche” delle coppie gay, continua a tormentare la Chiesa. Tanto da costringere il Papa ad alcuni distinguo che se non sono un passo indietro, poco ci manca. “Ha suscitato delle reazioni molto forti, questo vuol dire che si è toccato un punto molto delicato, molto sensibile ci vorranno ulteriori approfondimenti”, ha commentato il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, dopo la levata di scudi degli episcopati africani, che preferiscono “non offrire benedizioni a coppie dello stesso sesso”, come scritto nel documento articolato dal cardinale Fridolin Ambongo, in qualità di presidente del Simposio delle Conferenze episcopali africane. La Dichiarazione potrebbe essere uno dei temi che Bergoglio affronterà questa sera, ospite a “Che tempo che fa”, il programma di Fabio Fazio sul Nove in onda alle 20.

Un errore aver pubblicato la Dichiarazione? “Non entro in queste considerazioni”, ha risposto Parolin alla stampa. Precisando che “la Chiesa è aperta ai segni dei tempi, però deve essere anche fedele al Vangelo, alla tradizione, al suo patrimonio”. Nessuna preclusione al dibattito, dunque, come ha voluto dimostrare lo stesso Pontefice il 13 gennaio nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, dove a porte chiuse, come da tradizione, c’è stato l’incontro con il clero romano al quale hanno preso parte ben 800 tra sacerdoti, diocesani e religiosi, e diaconi permanenti. Ad accogliere il Papa, il cardinale vicario Angelo De Donatis, che ha poi riferito alla stampa come il Pontefice “rispondendo a sollecitazioni di un cardinale africano, ha chiarito la situazione: l’intenzione del provvedimento è quella della benedizione alle persone”.

In altre parole, quelle del Papa riportate da alcuni presenti, le benedizioni delle coppie gay riguardano “le persone, non le organizzazioni” per i diritti Lgbt. Come riportato dal giornale dei vescovi Avvenire, Bergoglio ha spiegato perché in Africa il provvedimento non sarà adottato: “La cultura dell’Africa non accetta queste benedizioni perché ci sono sensibilità diverse e questo è stato chiarito con il cardinale Ambongo”. Aggiungendo che “Noi benediciamo le persone, non il peccato“. Secondo alcuni dei presenti, scrive Avvenire, il Papa ha fatto anche un esempio: “Quando benediciamo un imprenditore, non ci chiediamo se ha rubato“. E ancora, secondo altri, avrebbe detto anche “benediciamo i politici, benediciamo anche questi fratelli”. Paragoni a porte chiuse, appunto, dietro le quali è stato ribadito che la dottrina del sacramento del matrimonio tra un uomo e una donna non subisce alcun cambiamento.

Il momento è delicato e richiederà ulteriore confronto viste le tante prese di posizione, da quelle contrarie dall’Africa subsahariana, ai distinguo delle conferenze episcopali di Polonia e Ungheria per la sola benedizione individuale, come suggerito, “per evitare confusione e scandalo”, da alcuni episcopati francesi. Posizioni sulle quali è stato chiesto un commento al Papa durante l’incontro in San Giovanni in Laterano. “Quando si affrontano certi temi – avrebbe detto il Papa – ci possono essere reazioni giustificabili, ma tutto si risolve con il dialogo. Con il confronto”. E ancora più diretto: “Se uno non capisce, che tiri fuori la questione“. Poi, riferisce Avvenire, c’è stato anche lo spazio per un sacerdote che “ha parlato della pastorale che porta avanti con le coppie omosessuali, raccontando di come siano coppie a tutti gli effetti e della commovente storia di un uomo rimasto vedovo dopo avere perso il compagno”.

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