Non sono influenzabile dagli influencer, anzi… no, mi influenzano, ma al contrario. Se un prodotto è molto pubblicizzato, soprattutto da un testimonial, evito accuratamente di comprarlo perché so che nel suo prezzo sono comprese le spese per farmelo piacere. Al supermercato passo in rassegna le marche e scelgo prodotti non pubblicizzati. È così che ho scoperto il caffé Passalacqua, un nome una garanzia per una ipotetica marca di ombrelli… però è un ottimo caffè. Di Chiara Ferragni e di Fedez non mi importa granché, anche se la reazione inversa ai loro consigli si mitiga quando scopro che una visita di Chiara agli Uffizi fa impennare le visite al museo fiorentino. L’avranno pagata per quella visita? Sarebbe interessante saperlo. Fedez, poverino, deve avere qualche insicurezza per essersi tatuato più di un Maori o di un mafioso russo. La sua musica… non l’ho mai ascoltata, se non un pezzo che mi pare abbia fatto con Orietta Berti, un’esperienza di paleontologia musicale, con il rispolvero della Latimeria della canzone italiana.

Che Chiara e Federico (così si chiama Fedez) riescano a fare i milioni non mi dà molto fastidio. Il prezzo di una cosa si basa sulla volontà di pagare per essa da parte di chi la vuole, e se (senza compiere illeciti) trovano chi li paga, va bene così. Come va bene chi prende milioni per calciare un pallone, mentre non va bene che ai medici e agli infermieri si tagli la pensione. Gli italiani hanno sempre ammirato i ricchi, basti pensare a Berlusconi e alla noncuranza con cui sono stati tenuti i suoi processi, le sue condanne, le sue leggi per salvarsi il deretano. Ora lo fanno persino santo, e gli dedicano le strade. Se i ricchi infrangono la legge i garantisti dicono che si deve aspettare il giudizio universale prima di condannarli. Tutti innocenti, anche i prescritti. I morti, poi, sono per definizione brave persone, chi dice il contrario è uno sciacallo. I poveracci vanno in galera senza processo, Verdini pur condannato, sta a casa sua.

I ricchi, però, non devono dare fastidio al “potere”. E pare che Chiara e Federico diano fastidio: hanno osato criticare il governo. Sono in tanti a criticare il governo, ma la coppia “influenza”, e potrebbe spostare voti o, comunque, disincentivare chi vota in un certo modo. Si tratta di un elettorato che se le beve tutte, e quindi potrebbero bersi pure le critiche di persone influenti come Chiara e Federico. Meglio distruggere la loro reputazione: si guarda ogni loro azione e si cerca qualcosa, anche di poco conto, che, strombazzato a sufficienza, abbia l’effetto desiderato: lo sputtanamento. Chiara ha pubblicizzato un panettone e l’hanno pagata. Sembrava beneficenza e invece lo ha fatto per interesse, mi pare di capire. Anatema! Ora, però, mi piacerebbe sapere se questo è un caso isolato o se fan tutti così. Non per assolvere Chiara, s’intende, ma per sputtanare tutti: non credo all’equazione tutti colpevoli è uguale a tutti innocenti…

Le campagne che pubblicizzano prodotti che, a loro volta, pubblicizzano nobili campagne non portano fondi solo alle nobili campagne, ma anche a chi produce e vende quei prodotti, siano essi panettoni, uova, arance o azalee. Chi compra ha l’impressione di aiutare la nobile campagna, senza sapere quanto della cifra investita in buon cuore vada veramente dove si pensa che vada. Ci vorrebbe un’etichetta o un qualcosa da ripetere velocissimamente (tipo l’avvertimento che un farmaco ti potrebbe ammazzare, dopo lo slogan che ne tesse le lodi) che informi quale sia la percentuale del prezzo pagato destinata alla campagna. Non dovrebbe essere difficile: compra il piffero della beneficenza, il 70% di quel che paghi va a chi vende pifferi, e il 30% alla beneficenza. Se non compri il piffero, il 100% va in beneficenza. La trasparenza è così semplice! Quanti comprerebbero il piffero? Azzardo un pronostico: tutti darebbero il 100% alla beneficenza. Di solito i volontari che stanno nei gazebo dove si vendono pifferi non sono pagati. Basterebbe un banchetto. Anche perché il prezzo pagato per il piffero (tolta la beneficenza) è spesso più alto del prezzo di un piffero senza beneficenza.

Quanto costano gli spot che in televisione sponsorizzano nobili missioni? Quanti dei soldi ricavati vanno a chi realizza gli spot? Ma c’è di più. Ricordo gli spot di una nobile Fondazione, e poi ricordo il presidente della Fondazione che diceva che le scorie nucleari non sono un problema. Non è che i nuclearisti foraggiavano la Fondazione, per nobili motivi, ricevendo in cambio un endorsement prestigioso?

E quindi ho una domanda da porci (voce del verbo porre): perché solo Chiara e Federico? La risposta l’ho data sopra: le loro dichiarazioni danno fastidio a qualcuno. A questo punto sono diventato un seguace di Chiara e Federico, pur non avendo nulla in comune con loro in termini sia di valori sia di averi. Ho persino cambiato shampoo perché era pubblicizzato da Chiara, ma ora lo ricomprerò. Peccato che ho già scelto i materiali per rifare il bagno di casa, che altrimenti avrei scelto gli stessi della casa di Chiara e Federico.

Non mi sono montato la testa e so che come testimonial in loro favore non ho grande influenza, ma ci tengo comunque a farlo sapere.

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