La bandiera del diritto e della giustizia è definitivamente scivolata via dalle mani insanguinate dell’Occidente, silente e complice di fronte all’atroce sterminio del popolo palestinese, perpetrato da molti anni dalla macchina di guerra ed oppressione che risponde al nome di Stato di Israele, ma che negli ultimi tre mesi ha raggiunto un’intensità senza precedenti, con l’uccisione di oltre ventiduemila persone, tra le quali ottomila bambini, e la distruzione totale di ogni infrastruttura civile.

L’infame ipocrisia di Netanyahu, spalleggiato fra gli altri da Biden e da Meloni col suo codazzo di alleati, da Crosetto a Tajani, da Salvini a La Russa, vorrebbe farci credere che si tratta di legittima difesa quando in realtà si tratta di genocidio a tutti gli effetti e anche e soprattutto agli effetti giuridici, ai sensi della Convenzione del 1948 delle Nazioni Unite, intitolata appunto al genocidio.

Il Sudafrica, governo progressista scaturito da decenni di dura lotta, anche lotta armata, contro l’apartheid, ha finalmente raccolto quella bandiera, sollevando alla Corte internazionale di giustizia l’accusa di genocidio contro Israele, attorno alla quale è sicuramente destinata a radunarsi la maggioranza e la parte più avanzata della comunità internazionale.

Il governo sudafricano sa di cosa parla quando parla di apartheid, un sistema di esclusione di parte della popolazione da ogni diritto, compreso il diritto alla vita, sistema sconfitto e annientato nel suo Paese ma che continua da molti anni a vigere in Palestina e nella stessa Israele per scelta degli occupanti, che negano la qualità di esseri umani ai Palestinesi così come i bianchi sudafricani la negavano ai neri.

Il popolo sudafricano è consapevole che il sistema dell’apartheid è potuto sopravvivere per molti decenni nel proprio Paese grazie a quelle stesse complicità del governo statunitense e dei suoi alleati occidentali, gli stessi che consentono da tempo a Israele di reprimere e uccidere i Palestinesi, anche al fine di sottrarre loro il territorio.

Siamo oggi di fronte a un evidente crimine di genocidio che si somma a quelli da tempo commessi da Israele contro i Palestinesi. Ne è presente l’elemento oggettivo, consistente nello sterminio massiccio e indiscriminato di ogni settore della popolazione palestinese fino a provocare in soli tre mesi un numero di vittime quattro volte superiore a quello che in altri casi è stato ritenuto sufficiente dalla giurisprudenza internazionale per ravvisare gli estremi del genocidio. Elemento oggettivo peraltro presente anche nella sistematica distruzione di ogni infrastruttura per infliggere alla popolazione condizioni di “vita” indegne e insopportabili.

È presente con evidenza anche l’elemento soggettivo, che consiste nell’intenzione di commettere il genocidio, annientando in quanto tale la popolazione o una sua parte. Si tratta di animus che si può agevolmente riscontrare nelle dichiarazioni di decine e decine di autorità politiche e militari israeliane, a cominciare dallo stesso presidente della repubblica Isaac Herzog, che parlano senza remore e senza pudore della necessità di punire la popolazione palestinese in quanto tale e di farla finita con essa, così come sulle magliette indossate dai soldati israeliani che riproducono le immagini di donne palestinesi incinte da eliminare “per farne fuori due con un colpo solo”.

Una Endlösung annunciata e dichiarata in diretta che neanche i nazisti ebbero a suo tempo la sfacciataggine di invocare e praticare senza vergogna in diretta televisiva di fronte al mondo intero.

Ma va aggiunto che oltre alle responsabilità del criminale (di guerra, politico e comune) Netanyahu e dei suoi accoliti, vanno oggi giudicate, in ogni istanza giudiziaria e politica accessibile, si tratti della Corte internazionale di giustizia, della Corte penale internazionale, dei tribunali nazionali, dei Parlamenti, quelle dei governi complici, tra i quali come accennato quello italiano. Su tali governi infatti incombe il dovere giuridico di prevenire il genocidio, ai sensi della ricordata Convenzione delle Nazioni Unite.

Ebbene, non solo hanno disatteso tale dovere ma anzi hanno agevolato il compimento del crimine supremo, rifornendo Israele di armi, finanziandone l’acquisto, consentendo il transito delle armi genocide sul proprio territorio, nei propri porti ed aeroporti, coprendo le spalle ai massacratori nelle sedi internazionali, diffondendo notizie false sulla stampa e sui media e in tanti altri modi.

Certo nessuno dei caricaturali giornalisti che hanno intervistato la premier italiana di recente ha osato anche solo accennare al tema, neanche pensando ai cento e più loro colleghi deliberatamente uccisi da Israele per aver svolto, al contrario di loro, la propria professione in maniera degna.

Ma si tratta di tema che incombe comunque sul dibattito politico e giuridico interno e internazionale e che qualcuno si incaricherà di mettere con sempre maggior forza al centro di tale dibattito, in nome dei principi di vera giustizia e vera umanità, oggi calpestati indegnamente da Israele e dai suoi alleati, Italia compresa, ma fortunatamente riproposti dal governo sudafricano, perno di un vastissimo schieramento di governi progressisti e di popoli, compreso il nostro o quantomeno la sua grande maggioranza.

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