Caso unico in Europa (e non solo) l’industria automobilistica italiana ruota da sempre attorno a Fiat-Fca-Stellantis. Casa Agnelli si è sempre energicamente opposta alla possibilità che un qualche concorrente mettesse piede nel suo “cortile” ma questo ha reso il sistema italiano con il suo prezioso indotto totalmente dipendente dai destini del Lingotto, nel bene e, più spesso, nel male. Ora che Stellantis, in cui a governare sono i francesi, ha iniziato a spostare altrove le produzioni chiave, i sindacati provano a scalfire questo secolare status quo. “Basta con il tabù del produttore automobilistico unico, a Torino deve arrivare un altro costruttore. Nessun pregiudizio sui cinesi purché rispetti le regole europee e italiane. Soltanto attraverso il rilancio di Mirafiori l’indotto può riprendere a camminare”, affermano Fim, Fiom e Uilm torinesi che hanno messo a punto un documento sulla base del quale intendono riprendere un’iniziativa unitaria dopo tredici anni in cui hanno prevalso le divisioni. L’appello ai cinesi è sensato. Il gruppo Byd si appresta a diventare il primo produttore di auto elettriche al mondo, sopravanzando Tesla e Volkswagen e la Cina ha raggiunto il Giappone come primo esportatore di vetture al mondo. Al contrario, nella corsa alle motorizzazioni elettriche, Stellantis accusa un certo ritardo.

I sindacati chiedono per Mirafiori nuovi modelli in grado di garantire la missione produttiva dello stabilimento, che riprendano le assunzioni di giovani, che sia confermato il ruolo strategico di Torino come polo di progettazione, ricerca, sviluppo e ingegnerizzazione. “Il tabù non ci deve essere per nessuno, tanto i cinesi andrebbero altrove. L’importante è che portino lavoro”, spiega Luigi Paone, segretario generale della Uilm torinese. Anche perché, al di là di roboanti annunci, quella che si profila per Mirafiori gestione Stellantis non sembra certo essere una valorizzazione. “Questo documento unitario mette in evidenza che per Mirafiori è un periodo di grande sofferenza, serve un atto di grande responsabilità. È il momento di rivendicare il ruolo di Torino e chiedere conferme. Coinvolgeremo le istituzioni, le imprese, i sindacati confederali. Dobbiamo essere tutti uniti” afferma Rocco Cutrì, segretario generale della Fim Torino. “Se siamo insieme allo stesso tavolo vuol dire che la situazione di Torino e Mirafiori è molto difficile e complicata. Non è sufficiente smontare parti delle auto o fare un maquillage della palazzina degli impiegati, servono nuove produzioni, abbiamo bisogno di volumi produttivi” afferma Edi Lazzi, numero uno della Fiom torinese. Nel documento i sindacati ricordano che nel 2000 Mirafiori produceva 200mila vetture con sei modelli di auto, mentre oggi non arriva alle 100mila, 78.500 elettriche e 7.800 Maserati

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