A fine anno, con il ritorno del freddo che si era mascherato, il virus pandemico, di cui tanti vogliono dimenticarsi, tira su nuovamente la testa anche se l’Organizzazione Mondiale della Salute lo ha da tempo declassato a semplice influenza.

Ma quando avremo la verità visibile su ciò che abbiamo subito? Chi ha ragione tra i pm che hanno chiesto l’archiviazione per tutti gli indagati a Roma, per la mancanza del piano pandemico nel momento di attacco acuto virale – come ha dimostrato il lavoro di Francesco Zambon -, e il Parlamento europeo che nel 2013 stabiliva norme vincolanti per gli Stati membri, relative alla pianificazione della preparazione e della risposta “in materia di sorveglianza epidemiologica, monitoraggio, allarme rapido e lotta contro le gravi minacce per la salute”?

Dall’aprile 2020 sono trascorsi quasi quattro anni. La Procura della Repubblica di Bergamo il 1 marzo 2023 ha iscritto nel registro degli indagati 21 persone tra cui i membri del Cts, il Presidente di Regione Lombardia, il Ministro della Salute, il Presidente del consiglio dei ministri e alcuni funzionari dell’assessorato al welfare di Regione Lombardia. I Tribunali dei Ministri di Roma e Brescia hanno disposto archiviazioni fondate su una legge del 1929 e sul presupposto (derivato da un’interpretazione normativa) che gli obblighi previsti dal Regolamento Sanitario Internazionale del 2005 (che il nostro paese si è “dimenticato” di pubblicare in G.U. come legge pur essendone obbligata) secondo i giudici non sono obblighi.

Fino alla recente richiesta di archiviazione avanzata dal pm della Procura ordinaria di Roma inerente lo stralcio dell’indagine inviato per competenza territoriale dalla Procura di Bergamo e riguardante il mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale e il falso dichiarato dall’Italia nelle autovalutazioni inviate a Oms e Ue.

“Il dato importante – dice l’avvocato Consuelo Locati che difende numerose vittime del Covid-19 riunite in una associazione – delle motivazioni a sostegno della richiesta di archiviazione è che la pm ammette la sussistenza del nesso di causalità tra la mancata preparazione (cioè inesistente aggiornamento del piano nazionale pandemico) e la strage verificatasi nel nostro paese (in particolare nella bergamasca) con eccesso di mortalità in gran parte evitabile”. Un non senso secondo me perché nello stesso tempo si dice che l’atto di aggiornamento è “discrezionale”.

Ma allora sono colpevoli perché non hanno rispettato una legge europea o sono non colpevoli perché gli Stati non avevano obblighi ma solo scelte a discrezione? Ma a discrezione di chi? Perché ormai tutti cercano di dimenticare, perché la vita deve proseguire, ma la memoria non si deve perdere. Non è giusto soprattutto per le generazioni perdute in particolare nei paesi bergamaschi.

Non è giusto per Francesco Zambon che ha presentato un lavoro che poteva essere utile a tanti se non a tutti ed è stato dimenticato dai media e dalla politica. Per questo a luglio scorso ho pubblicato il libro La verità invisibile in cui sono protagonista insieme a Francesco Zambon e persone malvagie che ci sottraggono sia la persona che la nostra memoria: “Un noir visionario e crudo come un pugno allo stomaco”.

Dopo tre anni di catastrofica tragedia invece che sederci intorno a un tavolo – come si fa dopo ogni emergenza in ogni campo – e discutere di quanto è successo per capire perché è successo affinché non si ripeta nel futuro, siamo di fronte a un enorme fenomeno collettivo di rimodulazione cerebrale. Si sentono da più parti frasi tipo “è stato uno tsunami”, “non potevamo fare niente di diverso, “era un virus sconosciuto, inatteso”. Non è certo questa la sede per confutare queste frasi che sono un vilipendio alle decine di migliaia di morti evitabili in Italia. Accettare tuttavia queste frasi o fare finta che – in fondo – non ci riguardano, significa anche rinunciare alla possibilità di essere meglio preparati ad affrontare la prossima pandemia. Per allora speriamo esista la possibilità di far sì che la memoria di quanto successo sia depositata al sicuro da qualche parte e mai possa venire cancellata.

Sono onorato che queste parole facciano parte della prefazione, proprio del dott. Zambon, del mio libro. Parole che condivido in assoluto e che molti dovrebbero leggere ed immagazzinare nella memoria. La storia continua perché mettere la testa sotto la sabbia non aiuta nessuno.

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