Milioni di vaccini anti Covid, così ferocemente perseguiti dai ricercatori e poi finalmente arrivati ai cittadini nel 2021, finiti nel cestino. “Almeno 215 milioni di dosi di vaccini Covid-19 acquistate dai Paesi dell’Ue all’apice della pandemia sono stati buttati via, con un costo stimato per i contribuenti di 4 miliardi di euro – scrive Politico in un’analisi – E si tratta quasi certamente di una sottostima”. Un’analisi che si basa “sui dati di 19 Paesi europei, 15 che ci hanno fornito cifre dirette e quattro che sono stati riportati dai media locali. Alcuni dati risalgono a questo mese, mentre i più vecchi risalgono al dicembre 2022. La Germania, ad esempio, ha fornito a Politico i dati relativi ai suoi rifiuti a giugno”, si legge nell’articolo pubblicato su Politico.eu.

Nell’analisi l’Italia si colloca al secondo posto, preceduta solo dalla Germania. “Il numero di vaccini sprecati tende a corrispondere alle dimensioni dei Paesi, con la Germania che conta 83 milioni di dosi scartate e il Lussemburgo poco meno di mezzo milione”, scrive Politico.eu. Le dosi buttate via in Italia, secondo Politico, sono poco più di 49,1 milioni, seguite da Olanda (16,28 milioni), Spagna (13,87 milioni), Romania (9,77 milioni). I dati sono stati raccolti tra giugno e dicembre. Le cifre incluse per Svezia, Portogallo, Irlanda e Spagna non sostate raccolte in maniera diretta ma attraverso media locali, ricorda la testata.

Uno spreco denunciato in un periodo in cui i casi sono in aumento e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) invita gli Stati europei a rafforzare le campagne di vaccinazione e prepararsi all’eventuale necessità di aumentare la capacità dei dipartimenti di emergenza e di terapia intensiva, nonché a prendere in considerazione una serie di misure di sanità pubblica per ridurre l’impatto degli agenti patogeni respiratori in circolazione quest’inverno. “Nelle ultime settimane abbiamo riscontrato segnali di un aumento della trasmissione di virus respiratori, tipico della stagione invernale”, ha dichiarato Andrea Ammon, la direttrice dell’Ecdc. “Ci sono diverse misure da adottare che possono salvare vite umane, tra queste, la vaccinazione, l’aumento della capacità ospedaliera, il rafforzamento della formazione e della sensibilizzazione, le misure di controllo delle infezioni, i test rapidi e l’uso di antivirali”.

Senza contare che i vaccini sono salvavita per gli over 65 e un aumento dei livelli di copertura vaccinale potrebbe evitare 1.500 morti l’anno come emerso dalla prima giornata del 68esimo Congresso nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), in corso a Firenze. “Vanno facilitate le somministrazioni di più vaccini insieme e considerati come interventi sanitari di routine – ha sottolineato Andrea Ungar, presidente Sigg e ordinario di Geriatria all’Università di Firenze -. Ogni punto percentuale in più della copertura vaccinale può salvare quasi 60 persone e, raggiungendo dal 56,8% il tasso minimo di copertura vaccinale del 75%, si potrebbero risparmiare 1500 vite ogni anno”.

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