“Il bilancio del consiglio europeo è in chiaroscuro“. Il punto stampa della premier Giorgia Meloni al termine del vertice a Bruxelles racconta della soddisfazione del governo italiano per quanto riguarda il tema dell’allargamento dell’Ue, con l’avvio dei negoziati con l’Ucraina nonostante il no dell’Ungheria di Viktor Orbán. Ma soprattutto delle preoccupazioni per quel che concerne un tema molto più delicato: la riforma del Patto di Stabilità. “Le posizioni sono ancora abbastanza distanti, bisogna lavorare ancora”, ammette Meloni, che spiega il tentativo di un’intesa con il presidente francese Emmanuel Macron: “Ci sono diversi punti di convergenza comune”.

“Sono molto soddisfatta per l’allargamento, con un obiettivo che molti di noi consideravano difficile che è l’inizio dei negoziati con l’Ucraina. Non si è trovata una soluzione per il bilancio anche se secondo me la soluzione è alla portata“, afferma la presidente del Consiglio. Il Patto di stabilità “non è stato oggetto dei lavori” del Consiglio europeo, ci sono state interlocuzioni a margine: sono giorni di trattative, il tema è rimandato all’Ecofin: “Le posizioni sono abbastanza distanti ma bisogna lavorare ora dopo ora”, ribadisce Meloni. Che aggiunge: “Penso che un accordo si possa trovare, ma non posso dire che lo abbiamo trovato”. Fissando come obiettivo per un accordo il prossimo Consiglio europeo.

Sul Patto di Stabilità, aggiunge Meloni, “dobbiamo trovare un equilibrio, dobbiamo tenere aperte tutte le strade finché non sappiamo qual è il punto di caduta“. Il veto sulla modifica del Patto resta un’opzione per l’Italia? “Non la voglio mettere così”, replica la premier. “Ho detto in Parlamento e ripeto: l’unica cosa che non posso fare è dare il mio ok a un Patto che non io, ma nessun governo italiano potrebbe rispettare. Perché sarebbe ingiusto e non sarebbe utile per noi”. Poi Meloni prosegue: “Noi non chiediamo una modifica del Patto per gettare soldi dalla finestra, chiediamo una modifica che ci consenta di fare quello che riteniamo giusto fare e che l’Europa si è data come strategia, parlo degli investimenti, senza essere per questo colpiti. Perché sarebbe una strategia miope: ma non per l’Italia, per l’Europa”.

“Cerchiamo su questo di coinvolgere più paesi possibile“, sottolineato quindi la premier. Che racconta appunto dell’incontro il presidente francese: “Ho avuto un bilaterale con Macron, poi Olaf Scholz (il cancelliere tedesco, ndr) che era seduto al tavolo accanto si è fermato”. “Con il presidente francese abbiamo affrontato dal tema del Patto di stabilità a tutti gli altri dossier su cui pensiamo si possa costruire una convergenza” e sul Patto “ci sono” diversi punti di “convergenza comune”. Infine un altro passaggio sul Mes: “Il link tra Mes e Patto di stabilità lo vedo solo nel dibattito italiano. Sicuramente per noi fa la differenza sapere quale sia il Patto di cui disponiamo, ma non c’è una dimensione di ricatto”.

Meloni nel punto stampa al termine del summit dei capi di Stato e di governo della Ue rivendica anche gli aspetti che definisce positivi: “Sono anche molto soddisfatta del bilanciamento con i Balcani occidentali. L’Italia era una delle nazioni in prima linea per chiedere dei passi in avanti, soprattutto per quanto riguarda la Bosnia Erzegovina. Quindi sulla parte dell’allargamento c’è stato un risultato molto importante“, sintetizza la presidente del Consiglio. “Sono molto contenta sulla parte migrazione, dove è passato per intero un paragrafo proposto dall’Italia che ribadisce il lavoro che viene anche sintetizzato nelle lettere di von der Leyen prima di ogni Consiglio europeo e che negli ultimi Consigli non era entrato nelle conclusioni a 27. Oggi invece viene inserito nelle conclusioni a 27 e prevede il lavoro sulla dimensione esterna, il blocco dell’immigrazione illegale, la lotta contro i trafficanti, una più efficace politica di rimpatrio e tutta la visione che l’Italia ha contribuito a far diventare visione dell’intero Consiglio europeo”, afferma Meloni. Che difende infine l’intesa con l’Albania sui Cpr: “Sono ottimista“, anche se “non posso dire per quello che accade in una nazione sovrana, rispetto le decisioni di una nazione sovrana”.

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