Solo quattro giorni fa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva definito “scarse” le possibilità di un’intesa sulla riforma del Patto di Stabilità all’Ecofin convocato per il 20 dicembre. Si era detto sul merito e anche sul metodo, perché la riunione si svolgerà in videoconferenza: non l’ideale per chiudere su un tema così cruciale, secondo il titolare del Mef e la premier Giorgia Meloni. Ora però, con lo spettro di un ritorno in vigore del vecchio patto, Francia e Germania accelerano. Martedì pomeriggio il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, ha visto a Parigi in bilaterale l’omologo francese, Bruno Le Maire. E quest’ultimo si è spinto a dire che in serata si troverà un accordo, sottolineando che Parigi e Berlino hanno “molto lavorato con l’omologo italiano” e sono “sulla stessa linea con l’Italia“. Lindner ha limato: “Non un accordo, ma una soluzione“. Anche fonti Ue ostentano ottimismo. Da Roma nessuno parla, ma le veline di Chigi frenano facendo notare che la partita non è ancora chiusa.

Per chiudere definitivamente, ha spiegato Le Maire, restano da risolvere solo “piccole difficoltà tecniche sul braccio preventivo“, non su quello correttivo. Un alto funzionario Ue ha spiegato che restano da determinare la velocità alla quale i Paesi devono convergere verso l’ancora o salvaguardia sul deficit e le soglie del conto di controllo, quello su cui verranno segnate tutte le deviazioni dal percorso fissato per la spesa netta: in altre parole, la massima deviazione consentita rispetto alle soglie fissate per la spesa annua. La presidenza spagnola punta ad un accordo domani, ritenendo che sia il momento opportuno per arrivare ad un compromesso politico.

Per quanto riguarda il braccio correttivo, il testo di compromesso che sarà sul tavolo dei ministri delle Finanze contiene secondo un alto funzionario Ue dei “cambiamenti” nel considerando che prevedeva la possibilità per la Commissione di tenere conto dell’aumento della spesa per interessi dei Paesi sotto procedura per deficit eccessivo, in via temporanea, nel 2025, 2026 e 2027. Era uno dei punti sui quali Giorgetti aveva auspicato miglioramenti. “Quello che è importante è che l’Italia ritiene che le sue preoccupazioni siano riflesse nel testo”, sottolinea il funzionario. “Abbiamo la possibilità di un accordo sulle nuove regole domani”.

“Consentiamo gli investimenti e manteniamo uno spazio fiscale per le riforme strutturali, ma rispetto alle vecchie regole, le nuove regole porteranno ad una riduzione affidabile dei livelli di debito e dei deficit“, ha rivendicato Lindner. “La Germania non accetta regole che non sono rigide, nel senso che sono credibili ed efficienti per portare a livelli di debito più bassi e ad un percorso affidabile per ridurre il deficit. E ora siamo arrivati ad una ‘landing zone’ riguardo a queste discussioni. Le vecchie regole sono rigide sulla carta, ma non nell’applicazione”.

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