di Tiziano Cardosi, Comitato No Tunnel Tav di Firenze

Esistono i “cigni neri”, come li chiamano i tecnici, fatti imponderabili che sfuggono anche ai più sofisticati sistemi di sicurezza. Domenica sera a Faenza, secondo le prime ricostruzioni, un Frecciarossa ha arretrato tamponando il regionale fermo dietro di sé per un segnale di linea. Diciassette feriti e traffico in tilt per ore con forti disagi per chi viaggia. A Firenze questo incidente fa pensare alle rassicurazioni mielose dei dirigenti di RFI che garantiscono dogmaticamente che non ci saranno danni o pericoli per gli edifici sopra i due tunnel dell’Alta velocità in costruzione sotto la città. Tutti noi sappiamo però che nella storia dell’ingegneria sotterranea di “cigni neri” ne sono esistiti eccome, l’elenco è lungo.

I lavori del Passante Tav fiorentino sono iniziati dopo anni di sospensione. Quelli delle gallerie, che sarebbero il cuore del progetto, pare vadano avanti soprattutto virtualmente. Nonostante la mole di annunci prodotti da Ferrovie, Eugenio Giani per la Regione e Dario Nardella per il Comune, pare che ancora ci siano problemi per lo smaltimento delle terre. Appena le trivelle si sono attivate la prima terra da portar via sarebbe risultata contaminata da additivi che non ne consentirebbero il trasporto nella sede prescelta di Cavriglia e al momento mancherebbe una discarica alternativa che il presidente Giani sogna scorrere veloci su nastri trasportatori dagli inferi di Firenze ai paradisi del Valdarno.

In questi giorni c’è una grossa trivella in via Cittadella, propedeutica alle iniezioni di boiacca cementizia, un impasto quasi liquido atto a consolidare le fondamenta di un edificio. Nell’aggiornamento del progetto AV, sostanzialmente identico a quello arenatosi anni fa, pare che si siano resi conto che le cose non potrebbero filare lisce come sempre hanno garantito e vi troviamo quindi molti più edifici da consolidare. Che temano un probabile “cigno nero” con conseguenze catastrofiche per chi vive sopra i tunnel? Fatto sta che in quella zona i tecnici indipendenti interpellati dal Comitato No Tunnel Tav hanno detto fin dall’inizio che saranno molto probabili cedimenti del terreno con rischi di danni anche pesanti.

Il Comitato ci tiene a ricordare che gli allarmi lanciati negli anni furono negati e a volte ridicolizzati; adesso qualche preoccupazione sorge anche dietro il muro di surreale ottimismo che difende l’opera sotterranea. C’è davvero da augurarsi che la ditta in subappalto (ahinoi) che esegue questo lavoro di consolidamento sia competente, perché anche queste operazioni non sono esenti da rischi soprattutto quando le iniezioni vengono fatte senza strumentare l’edificio.

Da osservatori esterni ci chiediamo infatti quanta boiacca verrà iniettata e se il terreno ha una sufficiente permeabilità per assorbirla. Se infatti lo scavo di gallerie provoca perdita di volume nel sottosuolo con conseguenti cedimenti superficiali dove c’è la città, le previste iniezioni sotterranee potrebbero causare aumento dei volumi sotterranei e il conseguente innalzamento del terreno sul quale insistono gli edifici. Gli effetti sugli edifici sarebbero molto simili (ovvero opposti) a quelli dovuti agli scavi.

Questo progetto di sottoattraversamento si porta dietro rischi enormi e garantisce benefici minimi che sarebbero molto maggiori con il potenziamento del nodo ferroviario di superficie la cui efficacia fu dimostrata da uno studio approfondito dell’Università di Firenze. Il nostro comitato e molti cittadini continuano a chiedere il perché di scelte così poco razionali, ma ancora non si sono date risposte. La litania che “si libererebbero i binari di superficie” con la realizzazione del sottoattraversamento contrasta con la realtà che ciò si potrebbe ottenere con nuovi binari in superficie, ma con tempi minori, minimi rischi e costi infinitamente più bassi.

A meno che… a meno che non siano proprio i costi bassi a non convincere Giani, Nardella, Pizzarotti, Saipem, Consorzio Florentia e chiunque abbia interessi nella grande opera. Siamo forse troppo maliziosi se pensiamo che il consolidamento degli edifici potrebbe essere un espediente per aumentare il costo dell’intervento più che pensare alla salvaguardia del patrimonio edilizio esistente? A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina, diceva Giulio Andreotti. A noi, da osservatori indipendenti e informati, nel giorno in cui Ferrovie e Istituzioni all’unisono acquistano pagine pubblicitarie sui quotidiani locali, non resta che augurare buona fortuna a tutta la città di Firenze e a chi si illude di esser ben governato.

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