I proclami fioccano, ma il progetto per il momento resta un mistero. Sono passati 10 giorni da quanto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini è entrato a gamba tesa sulle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, promettendo una soluzione contro ogni logica temporale: una nuova pista da bob a Cortina, ma in versione light. Venerdì pomeriggio, a margine di un evento a Rho, lo stesso Salvini ha rilanciato: “La pista di bob, rispettando costi e tempi, deve essere a Cortina”. Il ministro però aveva promesso che il progetto sarebbe stato pronto già entro mercoledì scorso. Invece, a quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, ad oggi alla Fondazione Milano-Cortina non è arrivato nulla, nemmeno la bozza di un piano. Non solo, non è stato presentato nemmeno il progetto della pista da bob di Cesana, l’altra soluzione in extremis sponsorizzata da Forza Italia. Una proposta superata probabilmente dall’intervento di Salvini, che sta giocando la sua partita politica a sostegno del governatore del Veneto, Luca Zaia. L’assenza di un progetto però rende tutta la vicenda ancor più paradossale: “Le Olimpiadi Milano-Cortina devono essere Olimpiadi italiane“, ha detto Salvini. Al momento la realtà è un’altra, perché le uniche proposte concrete esistenti sul tavolo della Fondazione sono quelle arrivate dall’estero: Svizzera, Austria, Germania e Stati Uniti. All’inizio dei Giochi ormai mancano due anni e poco più, le lancette scorrono inesorabilmente.

Ai piani alti della Torre Allianz di Milano, dove ha sede la Fondazione Milano-Cortina, il tempo per l’attesa è quasi finito. Il Cio infatti ha imposto la deadline di fine gennaio per prendere una decisione definitiva. La Fondazione ha la responsabilità di realizzare i Giochi, comprese ovviamente le gare di bob, slittino e skeleton: ad oggi non ha a disposizione nemmeno il progetto di una pista italiana dove poterle disputare. Se la situazione resterà la stessa nelle prossime settimane, andare all’estero non è più nemmeno una scelta, ma l’unica soluzione possibile. Salvini ha anche dichiarato: “Come promesso in questi giorni abbiamo lavorato sulla questione della pista da bob. Stiamo ascoltando i territori, da lunedì cominceremo anche informalmente a coinvolgere tutti“. La data di lunedì 18 dicembre è già cruciale. Il giorno successivo, infatti, è prevista una riunione tra i soci della Fondazione, una sorta di tappa intermedia di valutazione. Senza dei documenti sul tavolo, però, non ci sarà nulla da valutare. Il ministro Salvini manderà un progetto entro questa data? Sarà un dossier “informale”, come ha dichiarato, o un piano già dettagliato?

“Ci sono i tempi? Assolutamente sì, perché gli ingegneri questo mi dicono e su questo lavoro”, ha detto sempre il vicepremier leghista a Rho. La realtà è diversa. Il progetto originario della nuova pista “Eugenio Monti” di Cortina è stato bocciato perché nessun costruttore ha partecipato al bando indetto da Simico (la Società infrastrutture Milano-Cortina, partecipata per due terzi dal ministero dello stesso Salvini). Nemmeno la successiva procedura negoziata ha avuto successo, perché colossi come Webuild e Pizzarotti hanno chiarito che con i tempi così risicati, il budget messo a disposizione, 81 milioni di euro (che per le casse dello Stato diventano 124 milioni tra Iva e spese accessorie) non era sufficiente. Era fine settembre, nel frattempo sono passati altri tre mesi. La proposta di Salvini, imbeccato dal governatore Zaia, è stata definita “light” perché dovrebbe prevedere un risparmio di circa 5-10 milioni di euro dalla rinuncia ad alcune parti del progetto originario, tagliando principalmente su parcheggi e museo. Questo extra-budget, nelle intenzioni del leghista, dovrebbe bastare ad invogliare le imprese costruttrici a sobbarcarsi la costruzione della pista da bob in tempi record.

“Stiamo lavorando direttamente come ministero, senza spendere un euro in più e senza perdere ulteriore tempo”, ha assicurato Salvini. Che però sta consegnando in ritardo un progetto che dovrebbe salvare un altro progetto bocciato per via dei ritardi. Invece, se il budget come dichiarato resta lo stesso, il fattore tempo è determinante. Anche perché le incognite sono ancora tantissime. Salvini, tramite il ministero, sta già trattando direttamente con le imprese costruttrici? Oppure sarà necessario far ripartire la procedura da zero? La certezza è che nella più ottimistica delle previsioni, i lavori potrebbero partire a fine febbraio 2024. Significa che la pista dovrebbe essere ultimata in meno di un anno, in modo da consentire i test event previsti dal Cio nella stagione invernale antecedente a quella dei Giochi. È chiaro che lo stesso Comitato olimpico internazionale, i precedenti sono diversi, potrebbe concedere una deroga e dare tempo a Cortina fino all’autunno 2025. Significherebbe comunque che il progetto di Salvini debba prevedere la realizzazione dell’impianto per il bob in non più di 600 giorni. Il progetto originario, nella sua ultima versione già contingentata, prevedeva 807 giorni di lavori ininterrotti.

Sul fatto che il Cio voglia concedere una deroga all’Italia, dopo il pasticcio di Cortina e il tira e molla su Cesana, non c’è poi nessuna certezza. Non è un mistero che il Comitato olimpico internazionale ad oggi caldeggi l’opzione di una pista già esistente e funzionante, che in Italia non esiste. È quello che lo stesso presidente del Coni, Giovanni Malagò, disse lo scorso 16 ottobre a Mumbai: “Le gare di bob delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 si faranno all’estero“. Di fronte al fatto compiuto, il governo italiano si è improvvisamente svegliato. Prima Forza Italia con Cesana, poi la Lega con “Cortina light”. Tanti proclami, ad oggi neanche uno straccio di progetto. Nemmeno quello piemontese, che prevedeva semplicemente di riesumare la pista usata per le Olimpiadi di Torino 2006, rimettendo in funzione l’impianto di raffreddamento con 50 tonnellate di ammoniaca.

La riunione del 19 dicembre non è propriamente una deadline, ma certo uno snodo cruciale: dopo le festività arriva gennaio, il mese della decisione inappellabile. “Non si può pensare che siano senza fondamento le dichiarazioni di imprese specializzate secondo cui è impossibile realizzare in meno di un anno l’impiantistica di un’opera particolarmente complessa, quale è una pista da bob”, ha dichiarato Italia Nostra Belluno in un comunicato del 12 dicembre, dopo una dei tanti proclami di Salvini. “Quello che temiamo è che i lavori inizino, ma che non vengano portati a termine in tempo utile per i Giochi, lasciando un’incompiuta“, aggiungevano le associazioni ambientaliste. Una prospettiva che vogliono scongiurare anche la Fondazione, il Coni e il Cio. Per poter fare delle valutazioni, però, devono avere in mano il prima possibile un progetto concreto. Al momento le uniche opzioni su cui discutere sono Sankt Moritz, Igls-Innsbruck e Koenigsee, in ultima istanza addirittura gli Stati Uniti.

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