Quante ore passiamo davanti allo schermo tv (sempre più grande) per guardare non i programmi televisivi, ma le serie in streaming su Netflix, Prime Video, Disney+, Apple Tv eccetera? Se devo essere sincero, personalmente dedico fin troppe ore ogni settimana a questa attività, a volte tendente a una dipendenza. Il che può essere frustrante: uno che sta a casa alla tv invece di fare qualcosa di meglio “fuori”, per sé o per il mondo, non è una buona cosa. D’altra parte, è un’abitudine stimolante e gratificante, perché nello streaming, oggi, c’è il meglio dell’intelligenza e delle abilità cinematografiche, altissime qualità di sceneggiatura e regia, inventiva e creatività, trame, budget, scenari, ambientazioni, attori di prim’ordine. Penso al recente Foundation, serie tratta da un capolavoro della fantascienza distopica di Isaac Asimov, in cui il prodotto offerto dallo streaming batte, senza nemmeno gara, qualsiasi eventuale tentativo di trasportare lo stesso contenuto sul grande schermo (Hollywood non potrà mai produrre un film di 120 minuti con la stessa valenza cosmico/epica e passo narrativo).

Un dubbio che ho sempre avuto è: per quale motivo a me piacciono alcune serie mentre altre semplicemente le ignoro? Certo, per i film, i libri, le opere d’arte accade lo stesso. La differenza che ci fa scegliere un titolo o un altro possiamo riportarla al concetto di cultura, oppure gusto, educazione? O forse è una propensione psicologica di base che ci divide tra la voglia di distrazione (chiamiamola intrattenimento) o viceversa l’impegno, il desiderio di narrative, epopee e bisogno di temi e personaggi “alti”? Ognuno di noi sa quali sono i propri parametri di giudizio.

Il colosso pioniere del settore, Netflix, a lungo criticato per la mancanza di trasparenza su cosa la gente guarda e come “si comportano” le serie, i film e gli spettacoli sulla sua piattaforma, comincerà a pubblicare una classifica ufficiale due volte all’anno. Nel primo rapporto di questo tipo, uscito martedì, Netflix ha fornito dati sugli spettatori di oltre 18.000 titoli, per un totale di quasi 100 miliardi di ore visualizzate in tutto il mondo. Scopro così che “The Night Agent”, un thriller politico, è stata la serie Netflix più vista a livello globale nella prima metà del 2023, con 812 milioni di ore. Ebbene: l’ho vista anche io. E mi è piaciuta (anche se non è tra le mie preferite). Il che può significare che la mia presunta supponenza, nelle scelte di titoli da guardare in tv, non ha motivo d’essere perché coincide con i gusti di tutti gli altri. Eppure, chi si sognerebbe di sostenere che un prodotto commerciale e popolare è un cattivo prodotto? Anzi (non parliamo di politica e di scelta tra i vari partiti, altrimenti non ne usciamo più).

Netflix ha iniziato a rendere pubbliche nel 2021 le classifiche dei programmi più visti ogni settimana, con la Top 10 degli show più popolari in ciascun segmento (qui la Most Popular Lists aggiornata al 10 dicembre). Prima non era nel loro interesse essere così trasparenti perché stavano costruendo il business, avevano bisogno di spazio per imparare e non volevano fornire indicazioni insider ai concorrenti. Infine, dettaglio fondamentale, non c’era la pubblicità, quindi era inutile fornire dati metrici agli inserzionisti. Da quel che si comincia a vedere, e queste classifiche lo confermano, l’approccio fondato sull’abbonamento mensile che garantisce l’assenza di spot è stato già abbandonato per incrementare i profitti.

Attualmente l’offerta di serie tv è illimitata, si fa molta fatica a nuotare nell’oceano dello streaming. Per avere conferme sui propri gusti e propensioni, e per capire come migliorare il tempo sulle scelte, uno strumento utile è il libro Le 250 serie Tv da non perdere (Fazi Editore) di Mario Sesti, critico cinematografico, regista, esperto della narrazione in immagini e già autore di importanti libri sul mondo del cinema. Con prefazione di Carlo Verdone, quella di Sesti è una guida fatta bene e scritta ancora meglio (accattivante stile letterario). Si tratta di un baedeker oggettivo e di qualità, costruito sul lavoro preparatorio della redazione Ansa che da anni segue lo streaming.

Personalmente, vi ho ritrovato tutte le mie serie tv preferite, quelle che nel corso degli anni ho visto e rivisto. Ogni scheda fornisce dettagli su ciò che sapevo, avevo intuito o aveva solleticato il mio gusto filmico (ecco la mia Top 15: Breaking Bad, Better call Saul, The Sopranos, Mad Men, The man in the high castle, House of Cards, Borgen, Peaky Blinders, Fauda, 24, Homeland, Tehran, Dexter, Six Feet Under, Suits e molte altre). Nessuna “stroncatura” in quanto le schede – in verità impeccabili recensioni – sono selezionate secondo vari parametri e prendono in esame serie che in una scala da 1 a 4 vanno da “si fa vedere con piacere” fino al voto massimo “mitica”. Abbondanti le note sui produttori, i registi, gli sceneggiatori, citazioni da testate di cinema italiane ed estere, premi e nomination. “Mario Sesti, come i grandi critici del passato, è dotato di straordinaria sensibilità e cultura. Queste sue schede ne sono la conferma: si leggono con il piacere dell’alta letteratura”. Lo dice Pupi Avati, nel risvolto di copertina del libro. Vero. Chi ama le serie tv, rimanendo amante del cinema, non potrà che condividere.

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