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Parla il tatuatore che avrebbe occultato 400 mila euro al fisco: “In trentasette anni non ho mai comprato una macchina nuova”

"Sono entrate 7 persone nello studio è stato uno choc. Non ho mai fatto del male a nessuno, eppure ricevevo insulti e alcuni clienti hanno cancellato appuntamenti", le parole del tatuatore al Corriere

di F. Q.

È dei giorni scorsi la notizia che la Guardia di Finanza di Torino ha portato a termine un controllo fiscale nei confronti di un tatuatore affermatissimo sui social network, Riccardo Campa, che aveva omesso di dichiarare al Fisco gli effettivi compensi. I militari hanno rilevato come l’uomo, attivissimo sui profili social tanto da vantare oltre 10.000 followers, avesse indicato nelle proprie dichiarazioni dei redditi importi irrisori e persino pari, in un anno, a poco oltre 1.000 euro, nonostante il compenso richiesto per eseguire un tatuaggio potesse risultare anche superiore a 5.000 euro. I finanzieri hanno identificato oltre 350 clienti di Campa, nei confronti dei quali o non era stato rilasciato alcun documento fiscale, o sullo stesso erano state indicate somme inferiori sino al 90% rispetto al prezzo effettivamente praticato. Gli approfondimenti, eseguiti anche grazie a informazioni estrapolate dalle piattaforme telematiche, hanno consentito alle Fiamme Gialle di quantificare in quasi 400.000 euro i compensi complessivamente nascosti all’Erario, nelle ultime 5 annualità di imposta. E oggi il tatuatore Riccardo Campa al Corriere della Sera spiega: “In trentasette anni non ho mai comprato una macchina nuova, se avessi davvero tutti quei soldi li userei per una casa”. Ancora, rispetto alle accuse della Finanza dice di essere “devastato”: “Sono entrate 7 persone nello studio è stato uno choc. Non ho mai fatto del male a nessuno, eppure ricevevo insulti e alcuni clienti hanno cancellato appuntamenti”. Aggiunge poi di fare “molta fatica” a lavorare: “Subisco tanta aggressività pur non avendo fatto nulla. Medito molto e mi ritengo una persona buona, la ferocia delle persone mi destabilizza. Io vivo in funzione del mio lavoro perché amo quello che faccio, il tempo libero lo dedico ai canili da volontario”. E secondo il suo avvocato Alfonso Aliperta le Fiamme Gialle “hanno attribuito un valore anche alle fotografie e ai commenti pubblicati sui social. Hanno preso l’agenda e dato un prezzo a tutti gli appuntamenti segnati, ma non funziona così: quelli in cui si discute il progetto non si pagano e magari sono anche 4 o 5 prima del tatuaggio vero e proprio“.

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