La prima vera gara decisiva della stagione, l’Inter l’ha steccata. L’obiettivo del passaggio agli ottavi di Champions è centrato, lo era già, ma stasera c’è ben poco da festeggiare. Il pareggio casalingo contro la Real Sociedad, uno 0-0 scialbo senza quasi mai tirare in porta, suona come una sconfitta: condanna i nerazzurri al secondo posto nel girone e quindi a un sorteggio da brividi, lunedì prossimo a Nyon. Con il rischio concreto di non ripetere il percorso da sogno dello scorso anno.

Per 90 minuti – anzi, facciamo pure 180, mettendoci dentro quelli dell’andata – Simone Inzaghi non è riuscito a venire a capo del rebus Real Sociedad. Del suo pressing feroce, asfissiante, in grado di togliere tutti gli spazi che i nerazzurri creano e occupano così bene. Ma anche del palleggio, della capacità di dilatare i tempi, abbassare i ritmi, non far decollare mai la gara e giocarla a proprio piacimento. Le statistiche non mentono: appena due tiri nello specchio della porta, nessuna vera occasione creata, possesso palla sfavorevole e comunque riequilibrato solo nel finale, dopo che nel primo tempo era stato schiacciante per gli ospiti. La sintesi di un pareggio a reti bianche che fa felice solo la Real Sociedad, che era e si conferma la squadra (forse l’unica fin qui?) in grado di mettere davvero in difficoltà l’Inter d’inizio stagione.

I rimpianti non mancano. Non tanto per la gara d’andata, semmai per il pareggio di Lisbona, dove si sarebbe potuto e dovuto fare meglio contro un Benfica già eliminato. E poi il fatto di non aver giocato nemmeno un minuto con la coppia titolare davanti, Lautaro e Thuram, separati prima da Sanchez, poi da Arnautovic. Inzaghi ha nuovamente ribadito di puntare sul campionato, al punto di lasciare in panchina Lautaro in una gara decisiva di coppa, dando fiducia a tutto il gruppo. Ma non tutti sono uguali. Frattesi ha deluso, Dumfries è mancato. Soprattutto si conferma davvero troppo ampio, quasi abissale il divario tra Lautaro e il suo primo cambio, chiunque egli sia: ne hanno risentito a catena tutti i movimenti offensivi. E il risultato alla fine parla chiaro.

Qui finiscono i demeriti dell’Inter e iniziano quelli della Real Sociedad, che ha fatto ancora una grande gara, al termine di un girone pressoché perfetto, chiuso da imbattuto, meritatamente al primo posto. Ai baschi andava bene anche il pareggio e il pareggio hanno ottenuto. Ma forse proprio questa consapevolezza ha dato loro la tranquillità di venire a giocare a San Siro a viso aperto, addirittura con sfrontatezza per buona parte del match. Se all’andata i nerazzurri avevano sofferto il pressing asfissiante, stavolta conoscono la versione più manovriera, e altrettanto ostica della Real: per una volta sono costretti a vedersi palleggiare in faccia, con quella costruzione dal basso che sarebbe il marchio di fabbrica di Inzaghi. Non riescono a ripartire, non riescono a creare. Infatti per tutto il primo tempo, e poi in realtà anche nel secondo, non succede quasi nulla. Una mancanza di occasioni ed emozioni in cui i baschi sono decisamente più a loro agio, non fosse altro perché il pareggio li premia.

Gli unici momenti in cui l’Inter è sembrata in grado di accendersi è stata quando si è acceso Thuram, il migliore dei suoi, soprattutto a cavallo dei due tempi. Ma davvero non si ricorda un’occasione nitida, da ambo le parti. E nel secondo tempo non c’è stato nessun calo fisico dei baschi, come invece all’andata, semplicemente perché sono stati loro a gestire sempre i ritmi della gara. Il brivido maggiore a un quarto d’ora dalla fine, quando l’arbitro Scharer abbocca al tuffo di Kubo, ma il Var cancella il rigore. Inzaghi e i suoi non riescono in alcun modo a scuotere l’inerzia della gara, nemmeno con i cambi. Solo nel recupero, quando Inzaghi si rassegna a lanciare lungo (e forse avrebbe potuto farlo anche un po’ prima), capita la palla sul piede di Lautaro, sporca ma nemmeno troppo. L’argentino la spara alta. I nerazzurri chiudono secondi. Se dall’urna uscirà City, Real o un altro accoppiamento proibitivo, l’Inter non potrà prendersela con la cattiva sorte. Ma solo con se stessa.

Twitter: @lVendemiale

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