L’inchiesta sui bilanci della Juventus si allarga, quanto meno come orizzonte temporale. La procura di Roma, cui è passata la titolarità del procedimento penale avviato a Torino, sta infatti indagando anche sul bilancio chiuso al 30 giugno 2022. L’inchiesta Prisma, che in sede di giustizia sportiva ha già portato ai 10 punti di penalizzazione per i bianconeri nella passata stagione e alla squalifica degli ex vertici del club (compreso Andrea Agnelli), si era concentrata inizialmente sui bilanci dal 2019 al 2021. Successivamente, a inizio aprile, i pm torinesi avevano aperto un nuovo fascicolo sul bilancio 2022, ma all’epoca senza ipotesi di reato e senza indagati (modello 45).

Ora invece la procura di Roma, che ha ricevuto tutti gli atti da Torino, ha fatto un passo ulteriore. Lo comunica la stessa Juventus, spiegando che gli inquirenti hanno chiesto alla società bianconera di acquisire documentazione “relativa, in particolare, ai bilanci al 30 giugno 2022”. “In tale contesto, la società – si legge in una nota diffusa dal club bianconero – ha appreso che presso la Procura di Roma pendono indagini in relazione a esponenti aziendali per la fattispecie di cui all’art. 2622 cod. civ. in ordine al bilancio al 30 giugno 2022. La società non risulta indagata”. L’accusa quindi è una di quelle già contestate per le passate stagioni: false comunicazioni sociali in danno della società, dei soci o dei creditori.

Secondo chi indaga, quindi, gli effetti delle presunte irregolarità contestate alla Juve – plusvalenze, accordi incrociati con altri club e manovre stipendi – si rifletterebbero anche sul bilancio chiuso dalla società dopo le dimissioni dell’intero consiglio di amministrazione. “In ragione del contenuto della richiesta di acquisizione documentale – prosegue infatti la nota della Juventus – la società ha ragione di ritenere che le indagini riguardino le medesime materie (cosiddette plusvalenze da ‘operazioni incrociate’ e cosiddette ‘manovre stipendi‘) già oggetto dell’inchiesta torinese nonché dei procedimenti Consob ex art. 154-ter del D.Lgs. 58/1998″. Infatti, già il 31 luglio scorso la Consob ha notificato alla Juventus l’avvio di un nuovo procedimento riguardante sempre le compravendite di calciatori (le cosiddette operazioni incrociate) e le manovre stipendi. L’Autorità di vigilanza della borsa ha rilevato criticità riguardo a 16 “operazioni incrociate” e al criterio di contabilizzazione dei costi in seguito alle manovre stipendi. La stessa Procura di Torino, già nel corso delle indagini, aveva d’altronde sottolineato come gli effetti delle operazioni contestate avrebbero avuto inevitabilmente riflessi anche sui bilanci successivi a quelli inizialmente oggetto dell’inchiesta.

L’inchiesta “Prisma” nata all’ombra della Mole, come noto, vede indagate 12 persone tra cui l’ex presidente Agnelli e l’ex vice Pavel Nedved, oltre alla stessa società bianconera. I reati contestati, a vario titolo, sono aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e false fatturazioni. La trasmissione degli atti per competenza a Roma è avvenuta dopo che la Cassazione ha accolto il ricorso delle difese, a udienza preliminare già iniziata. I pm romani stanno passando al vaglio l’intero fascicolo e possono appunto disporre ulteriori accertamenti. Al termine di tale iter potrebbero chiedere di nuovo il rinvio a giudizio, confermando l’esito di Torino. Oppure chiedere l’archiviazione. Per quanto riguarda la giustizia sportiva, la Juve ha già pagato: il processo potrebbe essere riaperto solo in presenza di fatti nuovi, al momento ipotesi improbabile.

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