Salvini ci riprova. Del resto l’altra volta è andata piuttosto bene visto che, alla fine, i sindacati hanno dimezzato la durata della mobilitazione. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ipotizza ora una nuova precettazione nei confronti dei lavoratori del trasporto pubblico che intendono incrociare le braccia lunedì 27 novembre prossimo, pur assicurando le fasce di garanzia. “Non accetto 24 ore di blocco del trasporto pubblico perché sarebbe il caos. Se applicano il buon senso non intervengo, ma se pensano di fermare tutta l’Italia per 24 ore non lo permetterò e farò tutto quello che la legge mi permette di fare”, ha affermato stamani Salvini. “Il diritto allo sciopero è sacrosanto – aggiunge – è previsto in Costituzione, e il diritto dei lavoratori non lo voglio toccare. Ma anche il diritto al lavoro e alla mobilità della maggioranza degli italiani lo è. Se vuoi scioperare fallo, ma non puoi bloccare il paese per 24 ore”.

Lo sciopero è stato indetto dai sindacati di base (quindi non da Cgil e Uil, promotori dello stop dello scorso 17 novembre ,sulla cui natura si era accesa una battagli: generale o no? Precettabile o meno? ). Per ora il ministero ha inviato una lettera in cui invita i sindacati coinvolti a desistere. Il ministero, si legge nella missiva, “auspica una risposta positiva nelle prossime ore. Diversamente, come da procedura, scatterà la convocazione al ministero per un tavolo di confronto”.

Intanto la Cisl, che già si era dissociata dallo sciopero del 17 novembre, porge un’altra stampella al governo: “Lo strumento dello sciopero generale ci è sembrato in questa fase sbagliato, un po’ inadeguato. Abbiamo voluto come Cisl evitare di creare disagi ai cittadini, di caricare di ulteriori sacrifici lavoratrici e lavoratori con la perdita di una giornata lavorativa e anche evitare che tensioni sociali si scaricassero sul sistema dell imprese che non nessuna responsabilità sui contenuti della legge di stabilità”, afferma Luigi Sbarra.

Intanto prosegue la mobilitazione promossa da Cgil e Uil sotto lo slogan “Adesso basta!” per cambiare la manovra e le politiche economiche e sociali del governo. Domani incroceranno le braccia, per otto ore o per l’intero turno, le lavoratrici e i lavoratori delle regioni del Nord (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Val d’Aosta e Veneto). Lo stop non riguarda i trasporti pubblici, il pubblico impiego e la scuola, che hanno già incrociato le braccia a livello nazionale venerdì scorso. Previste 40 manifestazioni. A Torino parteciperà il numero uno della Cgil, Maurizio Landini; a Brescia il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri.

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