Lunedì 13 novembre, Italia Nostra è stata audita dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati a proposito della contestatissima perimetrazione del Parco Nazionale di Portofino, che nasce sul preesistente Parco Regionale. In tale occasione, la Presidente nazionale, Antonella Caroli, ha potuto esporre le tante perplessità in merito alla proposta attuale, largamente criticata da tutte le associazioni ambientaliste. Italia Nostra ha seguito fin dalla sua nascita la legge sui parchi nazionali (L. 394/91) e la costituzione di nuovi parchi nazionali, tra i quali anche questo di Portofino.

Nelle intenzioni delle associazioni ambientaliste il nuovo parco nazionale doveva ampliare il parco regionale fino a comprendere un’area omogenea compresa in 22 comuni geograficamente da Genova a Punta Manara, dal mare alla Val Fontanabuona, area già individuata da Ispra come idonea per l’istituzione del Parco. Il Parco Naturale Regionale di Portofino è un’area protetta che comprende il promontorio di Portofino, il territorio di tre comuni e i suoi borghi: Portofino, Camogli, Santa Margherita Ligure, San Fruttuoso e Niasca, ecc.. Il Parco offre una grande varietà di paesaggi, flora e fauna, oltre a testimonianze storiche e culturali di grande valore.

La perimetrazione provvisoria del Parco Nazionale di Portofino, secondo il decreto istitutivo firmato il 10 ottobre 2023 dal ministro Gilberto Pichetto Frattin, crea un Parco Nazionale provvisorio con un territorio di soli tre comuni (Portofino, Santa Margherita e Camogli) per una estensione di 1056 ettari, che sostanzialmente ricalca quello Regionale. Il decreto istitutivo riduce la superficie anche rispetto ai 5.363 ettari previsti dal D.M. 332 del 2021, che includeva 11 comuni. Ne risulta un’area protetta anche più piccola della proposta del percorso amministrativo, cui avevano partecipato 7 Comuni (Rapallo, Zoagli, Chiavari, Coreglia, Camogli, Santa Margherita e Portofino) per un’estensione e ridefinizione di un Parco Nazionale di circa 3.000 ettari, condivisa anche dalle associazioni, da ANCI e da Federparchi, per iniziare una concreta gestione aperta anche ad un suo futuro ampliamento.

Non solo. All’interno del Parco la zona tre, considerata ad intesa antropizzazione, è stata estesa di molto, consentendo ampie possibilità di nuove edificazioni in aree precedentemente tutelate.

Con l’attuale Parco/francobollo si disattende l’obiettivo per l’Ue di ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. La “Strategia Europea per la Biodiversità” prevede infatti la creazione, entro il 2030, di una rete coerente e ben gestita di zone protette comprendenti almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell’Ue, di cui almeno un terzo sottoposte a tutela rigorosa.

Considerato che la definizione dei confini dei parchi consegue a un’analisi dettagliata e scientifica non si comprende perché il Ministero non abbia seguito gli studi istruttori dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che avevano portato alla perimetrazione provvisoria attuata con il già citato DM 332 del 2021.

Si tratta quindi di un “microparco”, che non può assicurare un habitat sostenibile per la fauna e la flora che si intendono tutelare. Infatti, tra le misure di tutela ambientale necessarie di un Parco vi è quella di evitare la frammentazione e l’isolamento degli habitat naturali, e ciò è praticamente impossibile se il parco stesso è di fatto costituito da una piccola “isola” che non permette di salvaguardare la permeabilità degli habitat e i corridoi ambientali.

A quanto sopra, va aggiunto che l’adeguatezza dell’estensione di un’area protetta ha a che fare anche con fattori socioeconomici e culturali. Un Parco infatti può sviluppare appieno le sue potenzialità (anche turistiche) se ha la possibilità di mettere a rete i molteplici valori, le particolarità, le emergenze artistiche e paesaggistiche, le tradizioni, che caratterizzano e rendono culturalmente e socialmente omogeneo un determinato territorio. È del tutto evidente che un parco “francobollo” sia privato, già nel nascere, di queste possibilità e sia, per questi aspetti, privato della possibilità di valorizzare (oltre che tutelare) il territorio che rappresenta.

Il “parco allargato” costituirebbe inoltre la necessaria valorizzazione dell’antico insediamento di Portofino e del suo comprensorio naturalistico, in quanto uno dei luoghi più iconici d’Italia, tra i più noti a livello internazionale.

Lo stesso Ispra, in una nota del 2021, aveva rilevato che la definizione dell’area d’interesse, oggi inopinatamente ridotta, deriva da necessità ecologiche (creazione di zone cuscinetto) e dall’esigenza di inserire ambiti territoriali che possono essere valorizzati dalla loro inclusione nel Parco anche attraverso lo sviluppo di un turismo naturalistico e di attività economiche “green”, attraverso una pianificazione sostenibile e compatibile con gli obiettivi del Parco. Considerate tra l’altro le caratteristiche di tale territorio, non sembra possano nascere conflitti con la creazione del parco, anzi l’esistenza pregressa di vincoli paesistico ambientali risulta perfettamente in linea con l’inclusione in un Parco Nazionale.

In base a queste considerazioni, Italia Nostra chiede al Ministero di definire una nuova perimetrazione del Parco Nazionale – che attualmente si configurerebbe come il più piccolo in Italia – che tenga conto degli studi istruttori dell’Ispra, delle istanze dei territori e dei Comuni che hanno già manifestato l’interesse a essere inclusi.

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