Sulla destra, col megafono, l’ex direttore del parco Alberto Girani. Al centro l’europarlamentare M5s Maria Angela Danzì

“Il motivo è la caccia“, spiega Guglielmo Jansen, membro del comitato tecnico faunistico per il Wwf: “Se la Regione e in particolare la Lega sono così contrari alla futura nascita del Parco Nazionale di Portofino con un perimetro esteso, comprendente sette Comuni, è solo perché si toglieranno ai cacciatori significative zone di caccia“. In Liguria è scontro tra Regione da una parte e ambientalisti dall’altra. Il motivo è il nascente Parco Nazionale di Portofino. La legge finanziaria del 2017 ne ha previsto l’istituzione ma la sua perimetrazione è oggetto di accese proteste, culminate in questi giorni con una partecipata marcia da Rapallo fino alla sede dell’Ente parco, a Santa Margherita. Nonché con una lettera inviata al ministro dell’Ambiente, firmata da molte associazioni tra le quali Legambiente, Italia Nostra, Wwf, Verdi Ambiente e Società, Tutti per il Parco, Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino e Amici del Monte di Portofino.

Quello che chiedono gli ambientalisti – così come chiedono Pd e M5s in Regione – è che si segua, invece, la proposta dell’Anci che ha indicato un Parco nazionale più grande, comprendente il territorio di sette Comuni. Il parco “a sette” aggiungerebbe ai tre Comuni storici (Portofino, Santa Margherita e Camogli, protetti dal 1935), anche i Comuni di Rapallo, Zoagli, Coreglia e Chiavari.

Dall’altra parte c’è la Regione Liguria che pure si è fatta sentire con il ministro Gilberto Pichetto Fratin ma con un altro obiettivo: gli ha inviato il decreto istitutivo perché il futuro parco nazionale ricalchi gli stessi confini dell’esistente parco regionale di Portofino. Una proposta cosiddetta “a tre Comuni” senza alcun cenno di ampliamento. Il solo cambiamento sarà che il futuro ente del parco nazionale dovrà gestire anche la contigua Area marina protetta di Portofino come, peraltro, era già previsto dalla manovra del 2017.

Il portavoce dell’associazione “Tutti per il parco” è Alberto Girani, già direttore del Parco di Portofino dal 2003 al 2019: “Un parco di dimensioni piccole non ha alcun senso, perché non avrebbe alcuna forza, alcun peso politico per esercitare la sua funzione sociale che io intendo debba avere un’area protetta”, dice a Ilfattoquotidiano.it. “Non ci sono più le province né le comunità montane: nella nostra società sono sempre di meno le realtà intermedie, per questo, oggi, un grande parco è di fondamentale necessità. Si può fare promotore di una progettazione ampia che integri un territorio. Dal punto di vista naturale, può garantire i corridoi ecologici con le aree protette vicine. Ma dal punto di vista economico, può decongestionare le sovraffollate località assalite dal turismo da cartolina per ridare lavoro, trasporti alle aree dell’entroterra. Solo così il parco adempie al suo ruolo sociale e di turismo sostenibile”. Un messaggio che sembra indirizzato alla politica del governatore Giovanni Toti: “Esattamente l’opposto di quello che stiamo assistendo oggi, con un turismo di massa altamente impattante delle navi da crociera che fanno scalo davanti a Portofino”.

Alla marcia per l’estensione del parco ha partecipato tra gli altri anche l’europarlamentare Maria Angela Danzì (M5s): “Lancio un appello ai cittadini perché presentino una petizione al Parlamento europeo per verificare la correttezza dell’iter procedurale sulla non estensione del parco – dice a Ilfattoquoitidiano.it – Da parte mia essendo membro della Commissione petizioni farò tutto il necessario perché ci sia la massima trasparenza e si possa difendere la soluzione di un parco di grandi dimensioni. Purtroppo la Regione Liguria governata dalla destra non perde occasione per schierarsi contro l’ambiente”.

Perché la Regione frena? “Non è la caccia al cinghiale che temono di non fare più con l’istituzione del parco nazionale – spiega sempre a ilfatto.it Jansen – ma è la caccia alla fauna migratrice: il parco comprenderà i crinali dove oggi ci sono gli appostamenti fissi e temporanei”. Il dirigente Wwf sottolinea che “chi dice che col parco non si potrà più intervenire per il controllo numerico del cinghiale dice una falsità. Il prelevamento per tale motivo è garantito per legge anche nelle aree protette“. Quello che è certo che il parco nazionale “esteso” permetterà di tutelare le aree designate come Zone speciali di conservazione, “zone significative per la biodiversità, in parte appartenenti al sistema di Rete Natura 2000. Ad esempio c’è la collina delle Grazie a Chiavari o la pineta di Montallegro a Rapallo“.

Per una volta la natura potrebbe avere una sua rivincita, riprendendosi porzioni di territorio un tempo protette: “Fino agli inizi del Duemila, l’estensione del parco era di 1150 ettari con un’area cuscinetto di 3.509 ettari che aveva la funzione di contrastare la pressione edilizia. Poi, nel 2002 sotto la giunta Sandro Biasotti (centrodestra, ndr) gli ettari del parco si sono ridotti a 1.056 e tale zona cuscinetto a soli 732, un quarto di quella originaria, per essere totalmente eliminata nel 2022”. C’è da considerare che l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha dato un parere scientifico sulla perimetrazione indicando un parco ancora più grande coinvolgente il territorio di 11 Comuni, che si estenderebbe per circa 5mila ettari. “Optare per un parco a sette, sui tremila ettari, può essere il giusto compromesso” conclude Jansen.

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