Ci sono quei pochi secondi di video in cui Filippo Turetta aggredisce Giulia Cecchettin, la carica sulla sua auto e inizia un giro lungo centinaia di chilometri tra diverse province e almeno due regioni. Ci sono quelle nove macchie di sangue, proprio lì, nella stessa zona in cui le telecamere di un’azienda lo hanno registrato mentre colpisce “a mani nude” la ventiduenne che prova a scappare, ma viene ancora colpita e caricata in auto “apparentemente esanime”. E ci sono anche i capelli appiccicati a un pezzo di scotch, raccolto e inviato al Ris dei carabinieri per capire se hanno qualcosa a che fare con la scomparsa dei due ex fidanzati. È tutto accaduto una settimana fa tra Vigonovo e Fossò, vicino a Venezia.

Sabato sera, ore 22.43
Era 11 novembre, sabato sera. Un messaggio WhatsApp inviato Cecchettin alla sorella alle 22.43, il cellulare di Turetta che aggancia una cella telefonica proprio a Fossò, quindi il buio. Lungo almeno sette giorni e rotto solo da quella targa della Fiat Grande Punto nera apparsa in alcune fotocamere in diversi comuni del Triveneto. Dove sono i due studenti di Ingegneria biomedica all’università di Padova? Dopo la scoperta di quel filmato sembrano sostanziarsi, purtroppo, i “timori” che Gino Cecchettin, il papà di Giulia, ha esternato fin dalle prime ore di ricerche. Un sequestro o la peggiore delle ipotesi. “In questo momento, una sua versione dei fatti potrebbe essere utile”, ha detto il procuratore di Venezia Bruno Cherchi a Repubblica rivolgendosi indirettamente a Turetta.

Il video e il lungo peregrinare dell’auto
E gli investigatori l’hanno ripetuto diverse volte in questi giorni: “Noi contiamo di trovarli vivi”. E allora si torna nel parcheggio di fronte ai capannoni di Christian Dior nella zona industriale di Fossò. È lì che Cecchettin e Turetta si fermano dopo aver mangiato nel centro commerciale Nave de Vero, alle porte di Venezia. Più tardi, nei pressi di un parcheggio, c’è un testimone che sostiene di averli visti “litigare”. La ragazza avrebbe gridato di “lasciarla andare” e Turetta l’avrebbe costretta a salire in auto. La stessa sulla quale la carica “sanguinante” di fronte all’azienda di alta moda dopo averla “colpita a mani nude”. Da lì inizia un lungo girovagare in auto. L’ultimo avvistamento ufficiale risale all’alba di domenica: una telecamera cattura l’auto mentre sfreccia nel Bellunese. Poi solo segnalazioni giunte dai sistemi “leggi targa” installati in diversi comuni. Sono circa una decina – alcuni dei quali non verificati – e spaziano dal Pordenonese all’Alto Adige, vicino al confine con l’Austria. Tanto che anche l’ambasciata a Vienna ha inviato un alert ai sei consoli onorari.

Le tracce di sangue, lo scotch e i capelli
L’auto peregrina di comune in comune, spesso lungo strade secondarie, provinciali, forse sterrati. Le tracce di sangue, nove, restano lì sull’asfalto. Vengono repertate a poca distanza dal luogo in cui le telecamere catturano l’aggressione. Sono di Cecchettin? I campioni sono stati inviati al Ris dei carabinieri e ora nei laboratori è partito il confronto con il dna della studentessa, attesa lo scorso giovedì a Padova dal giorno della sua laurea, ora rimasta sospesa. Come a mezz’aria restano le speranze di ritrovarla. Molto è legato a quelle tracce ematiche sull’asfalto, adesso coperte con la segatura, e ai capelli ritrovati incollati a un pezzo di scotch nello stesso tratto di strada.

Le ricerche tra fiumi e sentieri
Intanto carabinieri, vigili del fuoco, Soccorso alpino, Protezione civile e Guardia di finanza continuano a battere palmo a palmo le zone in cui è stata accertata la presenza dell’auto di Turetta da domenica notte in poi. Argini dei fiumi, corsi d’acqua secondari, lago di Bracis, diga del Vajont, Dolomiti di Sesto, campi e sentieri: le perlustrazioni non stanno lasciando nulla di intentato. Protocollo ricerca persone scomparse, si chiama nel freddo linguaggio che non riesce a rendere l’impegno di chi fa volare droni ed elicotteri, dei sommozzatori che si immergono e degli uomini che scrutano metro per metro spazi amplissimi, aiutati dal fiuto dei cani molecolari. Si scende sotto l’acqua e ci si arrampica verso le cime delle montagne, visto che Turetta era un grande appassionato di escursionismo. Nello scenario peggiore, l’idea è che Cecchettin possa trovarsi in un luogo e l’ex fidanzato in un altro. È l’orizzonte che i parenti di entrambi provano a scacciare da una settimana. Turetta si nasconde da qualche parte tenendo sequestrata l’ex fidanzata?

I sospetti della famiglia di Giulia
La famiglia Cecchettin ha sempre alimentato l’ipotesi di un allontanamento forzato di Giulia. “Non aveva motivo di andarsene”, hanno detto i parenti descrivendo il comportamento di Turetta come “morboso”. Il padre: “Non aveva accettato la fine della relazione”. La sorella: “Lui le stava molto addosso, la controllava”. Il cugino: “Abbiamo sempre incoraggiato Giulia a non vedere più Filippo, era troppo geloso”. La zia: “Filippo non era contento che Giulia si laureasse, temeva che si potesse allontanare”. Può essere questo il movente dietro la settimana di ricerche senza che, almeno a un tratto, si sia acceso un barlume di speranza? Dice di no, il padre di Turetta, sostiene che il figlio “non avrebbe mai fatto del male a Giulia”. Chiedeva, qualche giorno fa, di “non dipingerlo come un mostro”. Poi venerdì in casa sono arrivati i carabinieri per raccogliere i supporti informatici dello studente. Tentato omicidio, è l’ipotesi momentanea della procura di Venezia dopo aver visionato il filmato in cui il giovane colpisce l’ex fidanzata. Pochi secondi, qualche fotogramma che dà corpo al più terribile dei sospetti.

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