La sostenibilità non è una cosa da maschi.

Leggevo stamattina il Net Zero Readiness Report 2023 di KPMG, basato su dialoghi con esperti nazionali di cambiamenti climatici in 24 mercati e 6 settori economici, che ha analizzato le misure adottate da ciascuno per ridurre le emissioni di gas serra e la loro prontezza nel raggiungere lo zero netto entro il 2050. Nonostante il notevole potenziamento della produzione di energia a basse emissioni di carbonio e delle tecnologie industriali, persistono rilevanti impedimenti all’ambizione globale di raggiungere emissioni nette zero entro il 2050 e di contenere l’aumento della temperatura a 1,5°C.

Le sfide principali che ostacolano il progresso sono sempre le solite e comprendono l’incremento dei livelli di debito pubblico, i costi relativamente elevati delle tecnologie alternative per l’energia pulita, il crescente fabbisogno energetico e le esigenze ambientali contrastanti derivanti dalla transizione energetica.

Ho sempre sostenuto che bisognerebbe valutare le politiche di un paese, o meglio ancora di un continente, e non solo quelle strettamente ambientali, in una logica di Life Cycle Assessment, ovvero poterne valutare sì gli impatti diretti come investimento ma prendendo in considerazione anche:

– I costi indiretti di breve/medio/lungo periodo che si generano nel non voler affrontare determinate scelte (la politica è scelta, tutto il resto è consenso elettorale);

– I risparmi di medio/lungo periodo che si generano nell’ecosistema naturale, sociale ed economico in cui quell’intervento si inserisce.

Quando da assessora ne parlavo in giro, l’obiezione che mi veniva mossa non era “non è possibile”, ma “non lo abbiamo mai fatto”. Ma mai che mi venisse risposto “ok, proviamoci”. Purtroppo mi rendo conto che la sostenibilità non è una cosa da maschi: perché se affronta le tematiche ad essa connesse, se le affronta, lo fa una per volta. E secondo formule arcinote. Questo approccio non è mai bastato e a maggior ragione oggi dimostra tutta la sua inefficacia.

Non sono mai stata femminista, ma dopo il mio master per diventare Sustainability Manager – dove su otto discenti c’era un solo maschietto (e mi dicono che ogni corso ha la stessa proporzione) – e dopo aver visto all’opera quotidianamente la differenza di valore nei contributi dei generi diversi su questi temi, mi sono convinta che la Sostenibilità sia donna e ve lo voglio dimostrare.

Cosa ci contraddistingue come approccio dai colleghi maschi?

Empatia e comprensione delle relazioni: le donne sono spesso riconosciute per la loro empatia e capacità di comprendere le dinamiche relazionali. Questa qualità può essere preziosa nella gestione di situazioni complesse che coinvolgono molte persone, consentendo di considerare diversi punti di vista e favorire la collaborazione.

– Risoluzione dei conflitti: le donne sono spesso percepite come abili nel gestire i conflitti in modo costruttivo. Questa abilità può essere cruciale quando si tratta di navigare attraverso la complessità, risolvere divergenze di opinioni e trovare soluzioni che tengano conto delle esigenze di diverse parti interessate.

– Flessibilità e adattabilità: le donne, in molte situazioni, hanno dimostrato una notevole flessibilità e adattabilità di fronte a cambiamenti e sfide. La capacità di affrontare la complessità spesso richiede un approccio flessibile e la capacità di adattarsi a nuove situazioni.

– Gestione multitasking: molte donne sono abituate a gestire molteplici compiti contemporaneamente, sia nella sfera personale che professionale. Questa abilità può essere un vantaggio nella gestione di situazioni complesse, in cui è necessario coordinare diverse attività e risorse simultaneamente.

Intuizione e pensiero sistemico: alcune ricerche suggeriscono che le donne possano avere una maggiore propensione all’intuizione e al pensiero sistemico. Queste capacità possono essere preziose quando si tratta di comprendere la complessità e prevedere le interconnessioni tra vari fattori.

La vita è multitasking. La realtà è interconnessa. La sostenibilità è cura e considerazione della complessità. Decisamente una cosa da donne.

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