Ancona e i terremotati di serie B: a un anno dal sisma che ha colpito il capoluogo marchigiano, 750 persone sono ancora fuori dalle proprie case senza un euro e con un enorme punto interrogativo sulla ricostruzione. Il 9 novembre 2022 una serie di scosse, la più forte di magnitudo 5.5, ha distrutto o parzialmente lesionato 54 condomini della città, lasciando in mezzo alla strada circa quattrocento famiglie che ancora oggi vivono in soluzioni di fortuna – presso case di familiari o amici, hotel o alloggi in affitto – senza che a nessuno di loro abbia visto i Cas, i contributi di autonoma sistemazione previsti in questi casi. Eppure quei fondi sono stati stanziati e inviati dal governo alla Regione l’11 aprile 2023, con il decreto che ha sancito lo stato di emergenza. Sette mesi dopo, però, si sono arenati tra le pieghe della burocrazia della cosiddetta “filiera istituzionale“: governo, Regione e Comune, tutto in mano alla destra.

Martedì una rappresentanza degli sfollati era alla seduta del Consiglio regionale in cui l’assessore alla Ricostruzione, Goffredo Brandoni, ha risposto a un’interrogazione urgente del consigliere Pd Antonio Mastrovincenzo. Giovedì, nell’anniversario del sisma, una delegazione sarà in Comune, mentre sabato si terrà una manifestazione nella piazza principale della città. Chiara Ianovitz è fuori casa dall’11 novembre 2022: ha trovato prima una sistemazione temporanea in una parrocchia, poi da alcuni familiari e di recente è andata in affitto. “Immaginavo che i fondi Cas sarebbero arrivati in tempo, ma essendo ormai passato un anno ho scelto di trovare una casa. Così adesso pago sia l’affitto che il mutuo“, racconta. “Da mesi cerchiamo di avere notizie sui i Cas e in Comune ci dicono che non hanno idea dei tempi. Da quanto sappiamo la Regione sarebbe pronta a erogarli, ma aspetta che l’amministrazione cittadina compia approfondimenti sui soggetti a cui spettano. Ma è da aprile c’è un decreto che ci riconosce come beneficiari. I nostri nomi li hanno ben chiari all’anagrafe, con tanto di ordinanze sindacali. Cos’altro serve? L’amministrazione ci è stata vicina in primavera, alla vigilia delle elezioni, adesso facciamo più fatica ad avere sostegno”, si sfoga. “C’è poi tutto il capitolo della ricostruzione, della sistemazione dei nostri immobili lesionati e inagibili. Alla fine è una guerra tra poveri, con i terremotati di sette anni fa, con gli alluvionati. Ma noi rischiamo di restare fuori da qualsiasi chance di futuro”.

Contattato dal fattoquotidiano.it, il vicesindaco di Ancona Giovanni Zinni (Fratelli d’Italia) minimizza: “Non esiste alcun problema Cas. Entro questa settimana con ogni probabilità firmeremo una delibera di giunta per avviare la procedura di liquidazione delle quote. Il ritardo è stato dovuto dalla burocrazia. Il vero problema per i terremotati, semmai, sarà la ristrutturazione delle case di proprietà. Il governo ci deve far sapere se i fondi saranno disponibili”. In Consiglio regionale l’assessore Brandoni ha risposto all’interrogazione del Pd snocciolando una serie di scadenze e decreti, senza però dare risposte concrete ai “dannati” del sisma anconetano. Alla fine un solo dato è emerso: “Per la ricostruzione finora sono stati stanziati dal governo 4,8 milioni di euro. Per la seconda fase, la Regione ha presentato al Dipartimento di Protezione civile un elenco di 147 interventi su edifici di proprietà dei Comuni di Ancona, Fano e Pesaro, e delle province di Ancona e Pesaro-Urbino, per circa 62 milioni di euro”. Dura la replica del consigliere dem Mastrovincenzo: “Sui Cas il Comune di Ancona è scomparso dopo la vittoria elettorale, è vergognoso. La “filiera” di destra non ha fatto nulla, neppure sulla ricostruzione. Meno di cinque milioni di euro è una cifra offensiva a fronte delle necessità”.

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