Una forte scossa di terremoto è stata registrata alle 7.07 dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), in provincia di Pesaro Urbino. La magnitudo è 5.5 e l’epicentro è stato individuato al largo della costa marchigiana, a circa 31 chilometri dalla città di Fano e a 35 chilometri da Pesaro, a una profondità di 7 km. Al primo evento è seguito, poi, uno sciame sismico con epicentro nella zona dell’Adriatico. Secondo il sito dell’istituto, ci sono state in tutto circa 70 scosse, di cui oltre 40 superiori a magnitudo 2.

Ai vigili del fuoco sono arrivate tante segnalazioni di crepe, fessurazioni nelle pareti di abitazioni, ascensori bloccati e caduta di calcinacci. Al momento sono 50 le richieste di verifica sugli edifici giunte alle sale operative, ma fortunatamente non ci sono state richieste di soccorso a persone. Molte le persone scese in strada, alcuni anche in pigiama, che ancora non vogliono rientrare in casa. Ad Ancona la paura ha fatto tornare alla memoria il terremoto del 1972, quando la terra tremò per mesi nel capoluogo marchigiano.

“I lampioni di illuminazione pubblica oscillavano come fuscelli, tutto tremava forte, una sensazione terribile e la gente si è riversata in strada”, racconta un cittadino di Fano. Nel suo comune, come a Pesaro, Senigallia, Fabriano, Macerata e Ancona, sono state precauzionalmente sospese le lezioni scolastiche di ogni ordine e grado. Anche l’università è rimasta chiusa. Sulla linea adriatica il traffico ferroviario è stato sospeso per qualche ora in via precauzionale, ma Trenitalia fa sapere che non sono stati riscontrati danni sui binari e che, quindi, la circolazione è stata ripristinata. È rimasto sempre operativo, invece, informa l’Enac, l’aeroporto di Ancona-Falconara. Aperte anche le strutture ospedaliere: nessuna evacuazione di pazienti è stata necessaria, né vi sono stati danni strutturali. Sono state segnalate solo le cadute di qualche pezzo di vernice e intonaco, oltreché di alcuni suppellettili.

Il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha confermato che “non risultano danni gravi, ma occorre aspettare sempre la valutazione finale delle verifiche”. Anche il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, ha assicurato all’Ansa che sono in corso controlli: “Molta gente è in strada e al momento non risultano danni ingenti, però stiamo facendo tutti i sopralluoghi possibili su gli edifici pubblici. Le scuole sono state chiuse in maniera precauzionale. C’è stato grande spavento perché la botta è stata forte e quindi temiamo conseguenze”.

A Fano, uno dei comuni più vicini all’epicentro, è stato predisposto un punto di ritrovo per chi non se la sentisse di trascorrere la notte in casa. “Le scuole restano chiuse due giorni per fare tutte le verifiche”, ha dichiarato il capo della Protezione civile locale, Saverio Olivi. Nel frattempo, l’ufficio stampa e comunicazione del ministero della Cultura ha reso noto che “sono state attivate le unità di crisi per programmare i primi sopralluoghi nelle zone colpite dal sisma e verificare eventuali danni al patrimonio culturale immobile e mobile”.

Accertamenti anche nelle aree già colpite dal sisma del 2016, come ha spiegato il commissario straordinario Giovanni Legnini: “Non c’era bisogno di questo nuovo evento per ricordarci che le Marche, come le aree interne dell’Appennino e molte altre del Paese, sono caratterizzate da un rischio sismico elevato, che richiede il massimo sforzo sulla prevenzione. Con la ricostruzione dopo il terremoto del 2016 – dice Legnini – stiamo restituendo ai cittadini case e strutture pubbliche sicure, ma dobbiamo pensare anche alla messa in sicurezza degli edifici che allora non furono danneggiati, molti dei quali hanno caratteristiche di forte vulnerabilità”. E ha quindi chiesto un “approccio sistemico”.

“Si tratta di uno dei terremoti più forti avvenuti in quest’area dal Novecento – dichiara il presidente dell’Ordine dei geologi delle Marche, Piero Farabollini -, ma è anche un evento che possiamo considerare normale per la nostra regione: la fascia costiera e marina è infatti una delle tre zone sismo-tettoniche delle Marche”. Farabollini poi conclude: “L’ipotesi che il sisma sia stato causato dalle trivellazioni in mare alla ricerca di gas e idrocarburi è da escludere”.

Sono molte le città in cui le case hanno tremato, specie ai piani alti, durante le scosse durate diversi secondi. La terra ha tremato distintamente a l’Aquila, dove è tornata la paura tra la popolazione. La scossa è stata avvertita a Bologna e in Romagna, ma anche a Perugia, in Toscana, a Roma, e finanche in Veneto e in Trentino Alto Adige. Non risultano danni in queste zone.

Il motivo della grade diffusione geografica dell’evento sismico è stato spiegato all’Ansa da Alessandro Amato, esperto dell’Ingv: “Stiamo nella placca adriatica, in quella struttura geologica compatta, rigida, che va dal Mare Adriatico, a partire dalla Puglia, fino sotto la pianura Padana, sotto l’Appennino e arriva fino sotto le Alpi orientali, e sappiamo che trasmette molto bene l’energia elastica. Quindi quando c’è un terremoto lì, la propagazione dell’onda è molto efficace e si avverte a distanza molto grande”. Amato continua spiegando che i piccoli danni che si sono avuti localmente “sono dovuti allo scuotimento nei primi 20-30 km intorno all’epicentro. Se fosse stato più sotto la costa sarebbe stato localmente più forte”. Infine, conferma che, allo stato attuale, non c’è il rischio di uno tsunami: “Ci sarebbe stato con una magnitudo più grande di 6.5”.

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