Via libera all’analisi del rischio evasione su larga scala, con l’utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale applicate non solo all’Anagrafe dei conti correnti ma anche ai dati contenuti in tutti gli “archivi e registri pubblici o pubblicamente disponibili”. E i risultati del processo che consente di individuare i contribuenti per i quali ci sono indizi di violazione delle norme tributarie potranno essere utilizzati dall’Agenzia delle Entrate non solo per prevenire e contrastare frodi e stimolare l’adempimento spontaneo ma anche per svolgere controlli preventivi. Il decreto legislativo sull’accertamento e il concordato biennale esaminato venerdì in consiglio dei ministri fa un importante salto di qualità nella direzione prevista dal Pnrr. Che per ridurre il tax gap punta sull’incrocio delle banche dati con l’impiego delle tecniche di analisi più avanzate compresi machine learning, cioè l’apprendimento automatico da parte dell’IA, e text mining, l’estrazione di informazioni anche dai social network.

L’articolo 2 del testo, il quinto provvedimento attuativo della delega fiscale del governo Meloni, dispone infatti che le informazioni presenti in tutte le banche dati disponibili per il fisco, comprese dunque quelle dell’Anagrafe tributaria che vanno da utenze e dati catastali ai saldi dei conti correnti, siano utilizzate sia dalle Entrate sia dalla Guardia di Finanza “anche tramite interconnessione tra loro e con quelle di archivi e registri pubblici, ovvero pubblicamente disponibili, per le attività di analisi del rischio fiscale, per le attività di controllo, per le attività di stimolo dell’adempimento spontaneo e per quelle di erogazione di servizi ai contribuenti”. Eccezione solo per i dati personali contenuti in decisioni giudiziarie e atti o documenti oggetto di indagini. Si tratta di un passo avanti notevole rispetto alla possibilità, prevista dal 2022, di sfruttare le sole informazioni dell’Archivio dei rapporti finanziari – la cosiddetta anagrafe dei c/c – e quelle che arrivano dalle fatture elettroniche. Possibilità entrata a pieno titolo nell’ultima Convenzione tra Entrate e Mef. Il riferimento alle attività di analisi del rischio viene anche aggiunto a due articoli del decreto del 1973 sull’accertamento delle imposte e ad un articolo del decreto del 1972 sull’Iva, con il risultato che l’Agenzia sarà tenuta a svolgerle ai fini del controllo delle dichiarazioni e in generale “per l’adempimento dei loro compiti”.

Per quanto riguarda le limitazioni legate alla privacy, il decreto dispone che il ministero dell’Economia definisca in un regolamento ad hoc “le specifiche limitazioni e modalità di esercizio dei diritti” disciplinati dalla normativa europea ma “in modo da assicurare che tale esercizio non possa arrecare un pregiudizio effettivo e concreto all’obiettivo di interesse pubblico” rappresentato, in base alla legge di Bilancio per il 2020, dalla lotta all’evasione. Grazie alla modifica fatta nel 2021 al Codice della protezione dei dati personali non sarà necessario che quel testo ottenga il via libera preventivo del Garante. Si potrà così evitare il lungo tira e molla andato in scena nel 2019 riguardo all’utilizzo dell’Archivio e terminato solo l’anno scorso con la presa d’atto dello schema di decreto sui diritti di accesso dei cittadini.

Il viceministro con delega al fisco Maurizio Leo in conferenza stampa ha rivendicato l’obiettivo di “utilizzare in modo molto più incisivo la tecnologia” e “l’interoperabilità delle banche dati salvaguardando la privacy” facendo leva sull'”intelligenza artificiale e soprattutto le informazioni che abbiamo attraverso la fatturazione elettronica”.

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