Ora la strada per centrare entro fine mese gli obiettivi previsti dal cronoprogramma del Recovery plan in materia di lotta all’evasione è meno accidentata. Il ministero dell’Economia può emanare il decreto necessario per tradurre in pratica l’incrocio tra i dati sui conti correnti contenuti nell’Anagrafe dei rapporti finanziari e le altre informazioni su redditi e patrimoni con l’obiettivo di individuare i contribuenti “a rischio” che verranno poi sottoposti a controlli o invitati a mettersi in regola. Il Garante della Privacy la settimana scorsa ha infatti informato il ministero dell’Economia di aver “preso atto” delle modifiche apportate allo schema di decreto ministeriale che definisce i diritti di accesso dei cittadini che saranno coinvolti nelle attività di analisi previste dalla legge di Bilancio per il 2020. I dati saranno trattati dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza dopo essere stati resi non direttamente riconducibili a un singolo individuo grazie a una procedura chiamata “pseudonimizzazione“.

Dall’autorità per la protezione dei dati personali, che lo scorso dicembre aveva dato un primo via libera subordinato però a molte condizioni, non è arrivato un nuovo provvedimento ma solo una breve nota del Dipartimento realtà pubbliche in cui si riconoscono gli sforzi fatti da via XX Settembre per recepire le richieste in merito all’individuazione delle categorie di trattamenti e dei dati personali oggetto delle limitazioni – giustificate dal fatto che la lotta all’evasione è uno degli obiettivi di interesse pubblico a fronte dei quali i diritti degli interessati possono essere circoscritti – , agli obblighi informativi e al diritto di accesso. Il Garante si riserva comunque di valutare l’adeguatezza delle misure adottate “nell’ambito dell’esame delle valutazioni di impatto sulla protezione dei dati” che Entrate e Finanza, in base alla norma del 2020 che solo ora potrà essere tradotta in pratica, saranno tenute a predisporre prima di iniziare a trattare i dati.

Con questo sostanziale via libera, le Entrate dovrebbero poter riuscire a utilizzare pienamente i dati a loro disposizione come previsto fin dal 2012, quando fu prevista la preparazione di “specifiche liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione“. Liste che non sono mai diventate realtà. La legge di Bilancio varata a fine 2019 dal governo Conte 2 ha cercato di superare l’impasse prevedendo che per analizzare quel rischio “l’Agenzia delle entrate, anche previa pseudonimizzazione dei dati personali, si avvale delle tecnologie, delle elaborazioni e delle interconnessioni con le altre banche dati di cui dispone, allo scopo di individuare criteri di rischio utili per far emergere posizioni da sottoporre a controllo e incentivare l’adempimento spontaneo”. Il nuovo decreto ministeriale, che attende ora l’emanazione, consentirà di centrare il target del Pnrr che prevede entro il primo semestre dell’anno il “completamento del processo di pseudonimizzazione dei dati per consentire l’analisi dei dati generati attraverso l’interoperabilità delle fonti informative“.

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